C'era una volta un lago, quello di Santa Palagina, un lago costiero,salato, profondo, navigabile, collegato al mare mediante un canale .Il Lago è anche indicato in una carta nautica del 1789 con il nome di Lago della Palassita. Tale lago era il porto di Metaponto all'epoca della Magna Grecia e rimasto tale fino agli inizi del 1900. L'ubicazione di tale lago sarebbe quasi a ridosso della stazione ferroviaria, Castello di Torre Mare, cavalcavia fino a comprendervi i villagi di Riva dei Greci e e Metatur. Proprio nei pressi del camping Riva Dei Greci sono presenti e visibili i resti del porto imperiale di Metaponto. Poi il collegamento al mare si è interrotto ed il lago è diventato una palude colmata presumibilmente con la bonifica
fascista del 1938.
Per quanto riguarda il toponimo Sotiris Bekakos scrive "questo toponimo è greco medievale “Panaghia ”, cioè “La Madonna” e con tale nome fu chiamato in epoca medievale il porto di Metaponto, e traversando i Magazzeni ed i macchieti di Asselta, D’Urso e Deporcellins, , andasse a mettere capo poco sotto al ponte inferro del Bradano"
Nel 1891 Michele Lacava nel suo libro Topografia di Metaponto disse la sua in merito agli interventi d fare sul Lago: Al Lago di S. Palagina, che ora è una palude, fonte principale di mal d’aria in quella contrada, bisognerebbe nell’interesse della pubblica igiene fare una delle due cose, o colmarsi quello stagno e farne un campo ubertoso, oppure coi mezzi attuali che possiede la scienza, colle draghe e cava-fondi, aprire l’istmo che separa il lago dal mare e scavare tanto il fondo da permettere un approdo e commodo ancoraggio alle navi peschereccie e da cabottaggio, che da Taranto vanno a Cotrone e viceversa. In questa traversata l’univo ricovero delle barche sarebbe questo porto. Forse tanto si spenderebbe per la colmatura, quanto pel suo cavamento; ed ognuno consideri quanto più utilmente sarebbe fatta la spesa che ridoni a quella contrada un porto; il quale con un chilometro circa di strada ferrata si congiungerebbe alla stazione di Torre di Mare, e diventerebbe l’emporio sul Mar Jonio per una gran parte della provincia di Basilicta. Ora che la patria nostra risorgendo dalle sue rovine si asside nel numero delle civili Nazioni, parrebbe che avesse l’obbligo di far ridivenire prospera questa contrada un tempo illustre, e che tanta parte occupa della nostra antica istoria.
Le scelte politiche hanno fatto sì che dopo la colmatura questa parte del territorio non è diventata nè un territorio ubertoso ideale per produzioni agricole di pregio(come si augurava il Lacava) , nè un'area naturalistica importante(pineta!!!) in quanto su di essa non vi fu fatto rimboschimento, nè sfruttamento ai fini turistici. Una parte del territorio, che per la natura geologica del suo terreno inevitabilmente ridiventa un lago temporaneo ad ogni copiosa pioggia(vedi foto). Ci fu un tentativo di ripristinare il lago negli anni 90 con una ipotesi di programmazione urbanistica,ma non se ne fece niente, poi vennero gli Argonauti sul versante Pisticci....Le deduzioni di carattere politico le lasciamo ai lettori.
Il compito di Cea B&M è quella di fare educazione ambientale attraverso l'informazione, mettiamo a disposizione di tutta la comunità le nostre ricerche,il nostro materiale a volte anche prezioso, che narra la storia del Lago di Santa Palagina(o Pelagina) non abbiamo la presunzione di fare gli storici, non è il nostro mestiere, siamo una associazione di volontariato a cui sta a cuore il nostro territorio, il nostro compito è solo quello di informare e sensibilizzare la popolazione e le istituzioni, si rispetta ciò che si conosce. Difficile che qualcuno rispetti ciò che non conosce.
In questo articolo vogliamo raccogliere alcune testimonianze storiche , da metà 700 fino al 900, che riguardano il lago di Santa Palagina.
Numerosi furono i viaggiatori che tra il 1777 ed il 1880 attraversarono la Basilicata, mossi dai più variegati interessi: archeologici, storico-letterari ed artistici, scientifici e naturalistici. Personaggi importanti della cultura europea quali Huillard-Bréholles, Theodor Mommsen, Robert Mallet e Françoise Lenormant, percorsero, chi a cavallo chi in carrozza, i malridotti sentieri stradali della Basilicata per scoprire le antichità della costa ionica lucana,
RICHARD KEPPEL CRAVEN (GIUGNO-LUGLIO 1818, 1832)
Nel percorrere i desolati territori dello Jonio, il Craven annotava: “Se pensiamo che due delle più importanti città della Magna Grecia, Metaponto ed Heraclea, fiorirono in queste regioni ora spopolate, non possiamo non convenire che le cause fisiche, combinate alla furia del tempo ed alle vicissitudini politiche, hanno profondamente modificato queste zone”. La grande pianura da lui percorsa era attraversata solo da alcune strade che raggiungevano l’interno, garantendo un collegamento con Metaponto, ove sorgeva Torremare “una fortificazione quadrata fatta erigere dai re angioini”.....
L’INSEDIAMENTO MEDIEVALE DI TORRE DI MARE (METAPONTO) E I SUOI RAPPORTI CON IL TERRITORIO. PRIMI DATI di GIOIA BERTELLI
Secondo un’ipotesi formulata da G. Noyé l’abitato altomedievale con il relativo porto doveva trovarsi sulle sponde del lago di S. Pelagina (NOYÉ 1984; 1988), oggi scomparso, ma ubicabile nell’area antistante l’insediamento medievale di Torre di Mare verso Est. Tale spostamento andrebbe messo in relazione con il cambiamento del corso del fiume Basento verso Sud. Presso il lago di S. Pelagina furono, in effetti, rinvenute, alla fine del secolo scorso, alcune strutture relative ad un edificio e sepolture purtroppo prive di elementi datanti (LACAVA 1891). Dalla descrizione fattane sembrerebbe trattarsi di un edificio religioso. Attualmente il corso del Basento risulta spostato ancora più a sud ovest; tale fenomeno è stato messo in relazione con una alluvione risalente al 1243, accertata per il Bradano, ma ipotizzata per il Basento per la presenza, ancora riconoscibile sul territorio, di un alveo abbandonato (MARTIN 1993; BOENZI-GIURA LONGO 1994).
FRANÇOIS LENORMANT Le Grande Grèce. Paysages et histories, ed. Levy, Paris, 1881-1884,
Lo studioso, interessato durante quella visita alla ricognizione dei luoghi ed alla verifica dei reperti, ebbe modo di annotare l’esistenza di “una linea di tombe” non censita nell’opera del duca de Luynes, in cui sarebbero stati “facili e produttivi degli scavi”, individuando, nel Lagone di Santa Pelagina, “un piccolo lago circondato da folte canne”, il sito del porto di Metaponto. Sulle sponde di quel lago, comunicante con il mare per una via che “le sabbie ostrui(va)no”, il Lenormant suggellava una pagina memorabile, “nell’ora in cui il sole tramontando sparisce dietro le montagne della Basilicata”.
Così scriveva: “La tramontana, che ha infuriato tempestosamente durante la giornata, è caduta all’approssimarsi della sera, e il mare non ha più che un avanzo di ondate, che lo scuotono pesantemente. La natura è tacita e calma, ed ogni minimo rumore si avverte in mezzo al silenzio universale. Le acque del piccolo lago riflettono le tinte rossastre di cui il cielo è ancora colorato, mentre il mare diviene di un grigio plumbeo. Dei mignattini radono le onde con le loro candide ali; due fenicotteri, immobili sulla sponda della laguna, poggiati sui loro lunghi trampoli, hanno l’atteggiamento grave dei filosofi assorti nella meditazione; un anatroccolo stride in mezzo alle canne; dei chiurli, ritornando dalla pastura, passano per l’aria col loro fischio lamentevole che somiglia al gemito di un fanciullo. Dalla campagna sale lo zirlìo dei grilli sulle terre lavorate, ed il gracidare armonioso delle rane nascoste fra il fogliame dei cespugli. È la vera sinfonia della solitudine, alla quale il mormorio consueto del mare fa da basso profondo e continuo. Nulla saprebbe rendere l’impressione solenne di pace e di riposo in questo momento del giorno sulla deserta spiaggia del mar Jonio”.
DOMINIQUE VIVANT DENON (MAGGIO 1778-GIUGNO 1778)
L’8 aprile del 1778 il Denon, assieme alla équipe degli artisti, partì da Napoli e passando per Benevento raggiunse le coste pugliesi. Nei pressi di Brindisi, il 28 aprile, la comitiva incrociò quella del barone olandese Willem Hendrik van Nieuwerkerke, dal cui resoconto di viaggio apprendiamo, tra l’altro, che i francesi viaggiavano con tre carrozze e che il gruppo dei viaggiatori era composto dal cavaliere Denon, da un abate cultore di antichità, da un architetto, da un pittore di ritratti e da uno di paesaggi. Ripartiti il 2 maggio alla volta di Otranto e Taranto, da quest’ultimo centro raggiunsero, con la barca a vela, la Basilicata, presso Torre di Mare (attuale Metaponto,lago di Santa Palagina), visitando i resti dell’antica città di Metapontum, il tempio extraurbano di Hera (meglio noto come Tavole Palatine) e la cittadina di Bernalda, composta “da circa 3.000 anime” e costruita interamente in mattoni. L’arrivo a Torre di Mare è così descritto dal Denon: “La notte fu splendida, non spirava che il vento necessario a farci avanzare nel modo più dolce del mondo, e la mattina dopo sul far del giorno, ci trovammo di fronte Torre di Mare, situata nelle vicinanze, o forse nello stesso luogo dove era l’antica Metaponto”. Dall’antico porto della città achea mossero di nuovo con la stessa imbarcazione verso i lidi dell’antica città di Herakleia, accompagnati da “un brutto vento” che, però, non impedì loro di raggiungere la meta.
RELAZIONE PUBBLICATA SUL GIORNALE DELLA SOCIETA' ECONOMICA DELLA BASILICATA DOTT. LUIGI CASELLA (1840)
I padroni sono ben contenti del gran guadagno dell'affitto vernini, ed intanto la di loro barbara negligenza è la vera cagione dei miasmi paludosi [...]
Giustizia vorrebbe che a spese dei proprietari si eseguisse l'incanalamento delle acque, e lo sgombramento delle paludi, e che gl'indolenti possessori lasciando i letti serici della Capitale, venissero a dirigere un'opera tanto umana, e necessaria [...]
Essendo stato domandato io proposi il progetto delle Colonie [...] La Commissione in tempo opportuno dovrebbe essere permanente nel luogo ove ora chiamasi Torre di Mare, e da qui dirigere le opere idrauliche, ed altri espedienti necessari per l'incanalamento delle acque, e per la bonificazione dei terreni.
Prima di tutto dovrebbe scomparire un lago vicino al mare, ed alla Torre, chiamato Santa Palagina, ch'è la principal fogna pestifera di quelle contrade.
Questo materiale bibliografico fu utilizzato da Michele Lacava nel 1891 nel suo capolavoro sulla storia di Metaponto in merito al lago di Santa Palagina così scriveva :
Santa Palagina da Topografia e storia di Metaponto -Dott. Michele Lacava Napoli 1891.
Indubitatamente il porto della città di Metaponto era il Lago di Santa Palagina ora divenuto, più che lago, uno stagno, ma nei tempi antichi comunicante col mare, anzi formante una insenatura del mare, attissima al ricovero delle navi. La superficie è di ettari 14,52; la lunghezza 1500 metri; la profondità al presente è da 0,50 a 2 metri; ma in antico doveva avere molto più fondo capace di ancoraggio per le navi.
A questa insenatura del mare devesi la scelta del luogo per la costruzione della città. Sia che Metaponto fosse città novella formata esclusivamente da coloni greci, sia un incremento a coloni preesistenti ed ai quali si soprappose la gente greca, certo che questo luogo meravigliosamente si adattava al sito di una colonia greca, atteso le facili comunicazioni colle altre città Italiote e con la madre Patria, e la sua favorevole difesa pei due fiumi, navigabili alla foce, che lo bagnano.
Vuolsi che alle sponde di questo lago vi fossero delle fondazioni di fabbriche. La cosa è probabile anzi esser deve una certezza: lo asseriscono vari scrittori, e persone antiche del luogo ricordano che tanti anni dietro qualche cosa di fabbrica si vedeva.
Però io per quanti saggi avessi avessi praticato, non una pietra ho rinvenuto. Premetto che il luogo è disagevolisimo per fare proficuamente degli scavi, in quanto che sorge acqua in qualunque punto delle sue sponde. Forse il tempo per fare efficacemente queste osservazioni sarebbe l’està, allorché il lago insecca, ma allora vi regna sovrana la febbre, malefica quivi più che in altro luogo maremmano e paludoso d’Italia.
Pare possibile che questo porto comunicasse colla città, mercè qualche stagno o canale, di cui ancora si vede l’avvallamento. Però, come ho detto in questi avvallamenti ho praticato degli scavi, ma inutilmente, non avendo rinvenuto opere murate o strato di terreno da far supporre la colmatura di un canale.
Non solo il porto di Santa Palagina era l’emporio di Metaponto, ma anche la foce del Bradano dovea essere uno scalo, vedendosi ancora al presente che nell’està alla foce di questo fiume poggiano delle barche peschereccie; qualche cosa di simile dovea essere la foce del Basento. Già in alcune carte del medio evo si trova che questi fiumi presso Metaponto avevano dei porti, ossia la loro force servir dovea per scalo ed ancoraggio alle piccole barche.
Il Bradano ed il Basento, che ora nel verno allagano quella contrada e nell’està tramandano uno scarso filo di acqua, che qui e colà impaluda ed impozzangera, dovevano negli antichi tempi essere incassati nei loro alvei e portare meno acqua in tempo d’inverno e più nell’està, avere cioè un corso di acqua più uguale; attesochè in allora non erano stati i boschi lucani vandalicamente spogli di alberi, e le pendici delle nostre colline non eran poste a coltura di cereali, onde la temperatura, le pioggie, e le stagioni dovevano avere un corso più regolare.
Al certo tutto il littorale posto tra il lago di S. Palagina e la foce del Bradano esser dovea luogo d’approdo, e sull’arena forse nell’inverno si traevano a secco le navi, come al presente si vede ancora in molte città nostre marittime.
Al Lago di S. Palagina, che ora è una palude, fonte principale di mal d’aria in quella contrada, bisognerebbe nell’interesse della pubblica igiene fare una delle due cose, o colmarsi quello stagno e farne un campo ubertoso, oppure coi mezzi attuali che possiede la scienza, colle draghe e cava-fondi, aprire l’istmo che separa il lago dal mare e scavare tanto il fondo da permettere un approdo e commodo ancoraggio alle navi peschereccie e da cabottaggio, che da Taranto vanno a Cotrone e viceversa.
In questa traversata l’univo ricovero delle barche sarebbe questo porto.
Forse tanto si spenderebbe per la colmatura, quanto pel suo cavamento; ed ognuno consideri quanto più utilmente sarebbe fatta la spesa che ridoni a quella contrada un porto; il quale con un chilometro circa di strada ferrata si congiungerebbe alla stazione di Torre di Mare, e diventerebbe l’emporio sul Mar Jonio per una gran parte della provincia di Basilicata. Ora che la patria nostra risorgendo dalle sue rovine si asside nel numero delle civili Nazioni, parrebbe che avesse l’obbligo di far ridivenire prospera questa contrada un tempo illustre, e che tanta parte occupa della nostra antica istoria.
Clima di Metaponto e mezzi come modificarlo
Ora Metaponto nel verno ha un clima umido, nebbioso, ventosissimo; nella state caldissimo, adusto, ingombro da insetti ed infetto dalla più letale malaria – Ma l’aere di Metaponto è stato così in tempi antichi? Certo che no. E’ assolutamente impossibile che là dove i metapontini menavano vita felice tra la floridezza e l’opulenza, vi fosse l’aria malsana e infetta, che oggi miete tante umane insistenze. E’ giuocoforza concludere che il suolo e l’aere dovevano essere sani; che la state fosse stata temperata dalla verzura dei campi, e dalle vegetazioni rigogliose di viti, olivi, fichi ed altri alberi, e che l’inverno fosse stato meno umido e non tanto ventilato.
Le acque del Bradano e del Basento dovevano essere diligentemente regolate e contenute nel loro alveo; quindi occorrevano a questi fiumi permanenti lavori di arginazione e di difesa, la cui negligenza produce oggidì in quel medesimo luogo, in cambio di ricchezza, l’insalubrità.
Le cause di tanta mutazione di clima chiaramente si rannodano ai seguenti fatti:
- Come si è detto, il Bradano e il Basento, che ora nel verno allagano quella contrada, e nell’està portano portissima acqua, la quale impozzachera ed impaluda.
- Le acque dell’area della città e i suoi dintorni, che ora impantanano, per mancanza di sufficiente conduttura, mentre che allora dovevano corso al Bradano ed al Basento.
- Le condizioni atmosferiche di allora, per la vegetazione rigogliosa dei boschi lucani nei tempi antichi e la floridezza dell’agricoltura in ogni luogo della patria nostra, dovevano serbare un corso molto regolare, il che tanto influisce al bene della salute, mentre ora sono mutate.
- E più di tutto, per una legge ancora ignota, che la depopulazione di un paese arreca la malaria; e ne vediamo dappertutto gli esempi, nella Sardegna, nelle Paludi Pontine, nelle maremme toscane, a Velia, a Pesto, ed in tutto il littorale Ionico un tempo floridissimo per tante città.
Come bonificare questa storica e gloriosa contrada, ridurla sana alla agricoltura, e sperare col tempo il risorgere di una nuova Metaponto, accrescendosi l’attuale villaggio di Torre di Mare?
I mezzi per bonificarla sarebbero i seguenti:
- Colmarsi il lago di S. Palagina, oppure scavarsene il fondo, unirlo al mare e farne un porto per ricovero delle navi pescherecce e da cabotaggio, che da Taranto andassero a Cotrone.
- Impiantarsi pini marittimi e ginepri, negli arenili, per moderare soprattutto la forza del vento che spira dal mare.
- Dare scolo e prosciugare le menasciole, specialmente quelìa di Asselta (1), che viene da Casa Ricotta ed accoglie le acque tutte di Metaponto.
- Piantarsi degli eucalipti, oppure dei pioppi lungo il corso di questa menasciola.
- La direzione ferroviaria fare, lungo il cammino della ferrata, delle folte siepi di rubinia acacia, e non di tamarici, alberi che assorbiscano poco.
- Spurgo annuo di tutti i pozzi.
- Colmatura delle casse di prestito lungo la ferrata e dare maggiore profondità di scolo ai fossati.
- Dai proprietari piantarsi degli eucalipti innanzi ed intorno alle case coloniche; praticarsi lo stesso dalla direzione ferroviaria per le case cantoniere.
- Case coloniche asciutte e sollevate dal suolo, per ricovero degli operai agricoli.
- Canalizzazione e rettifica del corso del Bradano, e colmatura dell’alveo del Basento nella parte rettificata pel ponte novello della ferrovia.
E poi gli abitanti di questa contrada usare la massima igiene del vitto (vino e carne); della pelle, col vestire di lana; evitare l’umidità ed il sudore; non uscire la mattina, la notte, e la sera; evitare il sonno nelle ore del giorno, bevere dei liquori e del caffè la mattina, abitare casa asciutta, sollevata dal suolo e farvi la sera del fuoco.
E' solo una modesta piccola raccolta di dati su una parte del territorio praticamente sconosciuta ai più, è l'ennesimo esempio del contributo concreto che le associazioni di volontariato posso dare alla valorizzazione del nostro territorio. Le porte di Cea B&M sono aperte a tutti colorto che voglio impegnarsi concretamente per il nostro territorio.
La ricerca delle fonti bibliografiche,delle mappe e delle tavole è stata fatta dal dott. Geremia Ninno, la trascrizione del testo tratto da Topografia e storia di Metaponto -Dott. Michele Lacava è stata curata da Laura Zaccaro.
Questa immagine e la successiva (idrovora) sono del 1938, subito dopo il riempimento del lago di Santa Palagina.