A Metaponto,  Antileon s'innamorò di un giovanetto di eccezionale bellezza e dal fisico straordinario,nonchè  di illustre famiglia, di nome Ipparino.  Antileon, per quanto avesse macchinato, non era riuscito in alcun modo a legarlo a sé; sicché, finalmente lo affrontò, all'uscita della palestra, dove  il ragazzo   soleva passare molto tempo, e gli confessò che aveva tanto desiderio di stare lui al punto da  essere capace di sopportare qualsiasi sofferenza e/o di fare qualsiasi cosa gli avesse ordinato,pur di poter stare insieme.

 Ipparino  gli ordinò allora in tono beffardo di portar giù il sonaglio d'allarme da un luogo fortificato delle mura della città di Metaponto, un posto molto sorvegliato a difesa del  tiranno dal nome Archelao.Ovviamente Ipparino era convinto che mai avrebbe potuto il suo pretendente spasimante portare a termine una simile impresa.  

Antileon accettò la sfida ed entrato furtivamente nel castello, tese un'imboscata alla sentinella dell'allarme, la uccise e, compiuta l'mpresa, se ne tornò dal Ipparino con il campanello, questi lo accolse con molto favore e  da quel momento si amarono moltissimo.

Ma poichè pure il tiranno Archelao era attratto dalla bellezza del ragazzo ed era uomo capace di prenderlo anche con la forza, Antileon, studio' un piano strategico per non perdere il suo compagno. Disse ad Ipparino di fingere di accettare le avance del tiranno e di entrare  a corte ed alla prima occasione di ucciderlo. Così fu. Il tiranno fu ucciso in un momento propizio appena uscito di casa, fu sgozzato da Ipparino e Antileon, che nel frattempo era entrato nella fortezza.  

 I due  fuggirono di corsa e sarebbero riusciti a salvarsi se,non fossero incappati in un gregge di pecore legate tra loro. I giovani inciamparono in continuazione e furono catturati dalla guardie e giustiziati.

Quando la città tornò all'antico ordinamento, ossia senza un tiranno alla guida, gli abitanti della città fecero collocare una statua di bronzo per Antelon e Iapparino, gli eroi di Metaponto,  che avevano ucciso il terribile tiranno  Archelao, ma non solo  fu approvata una legge che vietava in  futuro di condurre le pecore al pascolo legate tra loro. 

A tal proposito va ricordato che le fonti letterarie menzionavano l’uccisione del tiranno metapontino Archelao da parte di Antileon ed Ipparino, ed è quindi verosimile che proprio a tali personaggi (o ad altri illustri membri del loro genos) sia da riferire  lo straordinario complesso funerario di epoca arcaica citata come tomba 238(al lato) della Necropoli Crucina..

All’interno di questo complesso funerario, si distinguono alcune deposizioni a coppia in singole camere appositamente costruite, con ricchi corredi (di armi e servizi di lydia) risalenti a poco oltre la metà del VI sec.a.C.. La tomba è, realizzata in blocchi di calcare frettolosamente reimpiegati.  Essa era destinata ad una persona di rango, dal ricco apparato ornamentale che ne rivestiva la persona (un polos in lamina di argento dorato sul capo, una collana in argento e spilloni sulla veste), e in cui il ricorrere di motivi decorativi (quali appunto le protomi di ariete) analoghi a quelli della panoplia oggi negli USA doveva costituire un simbolo araldico e segnalarne l’appartenenza ad un preciso gruppo familiare di notevole rilevanza a livello locale.(De Siena)

Argos lithos “pietra grezzamente sbozzata”

Siamo nel Parco archeologico di Metaponto, comunemente noto come di Apollo Licio e su una archi rave troviamo 

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una incisione.Il riferimento pare sia rivolto al suo ritanno Archelao. A fianco la foto di un blocco di architrave del Tempio dedicato ad Apollo con l’iscrizione arcaica autoi kai ghenei(a sé stesso e al proprio ghenos), che si pensa sia riferito al tiranno Archelao.
Un riferimento diretto al tiranno e al suo ghenos sta nell’iscrizione incisa su un blocco dell’architrave del tempio dedicato ad Apollo. Le prove dell’esistenza di un tiranno aMetapontion includono non solo le testimonianze delle fonti raccolte, ma anche da un complesso di tre generazioni di tombe aristocratiche che ricoprono l’arco cronologico del tardo VII secolo alla metà del VI secoloa.C., scoperte nella necropoli di Crucinia, all’esterno immediato della cinta muraria urbana. In una di queste una donna indossava un’acconciatura con polos riccamente decorato con figure in argento in rilievo che includono la testa di un ariete, simbolo associato al ghenos del tiranno. La donna giaceva nei pressi di una tomba disturbata, da cui proviene lo straordinario elmo con la testa di ariete oggi conservato a St. Louis, dove l’occupante della tomba potrebbe essere il tiranno stesso.
A giudicare dall’attività edilizia in città, l’intera polis coloniale di Metaponto, ovvero la chora e l’asty, stava subendo un rapido e ingente cambiamento nella metà del VI secolo a.C. Chi ne era responsabile? Mentre è certamente esilarante pensare che le decisioni venissero prese dai soggetti seduti nella ìkria e nelle strutture posteriori, c’è un’altra possibilità che va considerata attentamente: quella dell’intervento di un tiranno che avrebbe dato avvio al programma edilizio, alla realizzazione dei due grandi templi e del luogo pubblico di riunione, così come l’impianto urbanistico ortogonale. Questo tiranno sarebbe stato il rampollo di una famiglia aristocratica, ma allo stesso tempo un campione della causa del numero crescente di coloro che non possedevano appezzamenti di terra, in contrapposizione ai clan potenti ovvero i ghene. Questo era chiaramente il tipo di grandiosa dimostrazione di potere che i tiranni, come Pisistrato di Atene, potevano intraprentraprendere.
Fonte: LA SCOPERTA DEL TERRITORIO RURALE GRECO DI METAPONTO.
Joseph Coleman Carter.