Gli ultimi giorni di Pitagora

            pitagoraPitagora, dopo un lungo peregrinare  in vari paesi del Mediterraneo, approdò a Crotone, dove fondò la sua scuola più importante. Gli amici e la gente comune erano così ammirati dai pitagorici che affidarono loro  la gestione di molte città, e della Magna Grecia e della Sicilia, ove non si verificavano mai dissidi, discordie e conflitti  sia tra tutti i membri della  scuola sia tra i successori al potere, tuttavia a  Crotone, dopo anni di pacifica convivenza,  il popolo insorse sanguinosamente contro i pitagorici.

            Cilone era un personaggio  della aristocrazia crotonese, ricco, potente, di stipe nobile, un predestinato alla guida della città, ma non ritenuto degno da Pitagora di far parte della scuola pitagorica, poiché era un prepotente, un collerico e un tiranno. Questi, per vendicarsi di Pitagora,   ordì un complotto con i suoi amici e prese il potere della città. Cilone approfittò di un periodo di assenza di Pitagora, partito per la Grecia e precisamente alla volta di Delo per vegliare sulle ultime ore del suo maestro Ferecide, per organizzare la rivolta. Pitagora tornò a Crotone appena in tempo per vedere la fine della sua scuola.

 

            Il complotto si concluse  con una rivolta sanguinosa in città, Cilone  con i suoi uomini raggiunsero i pitagorici  fuori città dove si erano riuniti gli esponenti più importanti e la Casa delle Muse, così era chiamata, fu incendiata. I pitagorici si gettarono nelle fiamme e per aprire una via di uscita al maestro formaro con i loro corpi una sorta di ponte sul fuoco. Si salvarono tra gli altri  Archippo e Liside.         

            Nonostante fosse scampato all'incendio Pitagora era triste perchè  aveva perso diversi fedelissimi, ma aiutato dagli amici Archippe e Liside  salpò all'alba dal porto di Crotone prima verso Locri dove venne rifiutato.Un gruppo di aristocratici gli vennero incontro e dissero: "Sappiamo, o Pitagora, che tu sei uomo intelligente e sapiente; ma noi siamo contenti delle nostre leggi e vogliamo che restino così come sono: tu dunque, se hai bisogno di qualche cosa, prenditela, ma vattene altrove". La nave  proseguì verso Taranto, dov'era presente un'altra importante scuola, ma anche a Taranto i potenti lo rifiutarono, con le stesse motivazioni di Locri. La nave del maestro puntò dritta verso Metaponto, dove venne accolto con grandi onori dagli esponenti della sua scuola . che gli cedettero le chiavi della città e gli destinarono  il tempio di Demetra   come dimora e  Casa delle Muse metapontina, tempio sito nei pressi del santuario extraurbano di Hera .  

            Pitagora, seppur vecchio e triste  per aver perso i suoi discepoli migliori a Crotone  e per il trattamento ricevuto dai potenti di due "sue città"(Locri e Taranto) , volle gratificare Metaponto per l'accoglienza, trasmettendo i suoi saperi alla scuola metapontina e continuò ad insegnare  lì fino a quando le forze lo sostennero. Continuò le sue passeggiate riservate come sempre solo agli iniziati, dalla casa delle Muse fino alla foce dei due fiumi Bradano e Basento, tre punti i cui vertici formano di un triangolo rettangolo. Pitagora passeggiava la mattina in quei  luoghi dove regnavano solitudine e adeguata tranquillità. Dopo la passeggiata mattutina gli allievi  si riunivano con il maestro nelle Casa delle Muse, e impiegavano questo tempo per l’insegnamento, l’apprendimento e l’emendazione del carattere.

           santa palagina mappae 2 Dopo tale occupazione si dedicavano alla cura del fisico, gli sport praticati erano la corsa, il nuoto ed il pugilato, disciplina di cui il maestro era stato campione in gioventù ,ma non disdegnava nemmeno la danza spontanea, pratica che dava un bellissimo effetto spontaneo al corpo e all'anima.

            A pranzo mangiavano pane con miele e tanta frutta e per tutta la giornata non bevevano vino.

            Dedicavano tutto il pomeriggio agli affari della pubblica amministrazione, alla politica estera, ai rapporti con gli stranieri.

Gli allievi nel tardo pomeriggio tornavano di nuovo a passeggiare in gruppi di due o di tre, per richiamare alla memoria le cognizioni apprese e per esercitarsi negli studi liberali. Dopo il passeggio prendevano il bagno e andavano al banchetto comune, ove seguivano le libagioni e infine la lettura. Era consuetudine che leggesse il più giovane, e che il più anziano stabilisse quello che si doveva leggere e come. Il luogo della lettura era un angiporto, un vicolo, nei pressi del tempio delle Muse.

            Pitagora esponeva i suoi insegnamenti a chi lo frequentava o distesamente o per simboli. Il suo insegnamento era di due modi diversi: si distinguevano in Matematici e Acusmatici: i primi erano quelli che conoscevano la parte più importante e più approfondita della sua dottrina, i secondi quelli cui erano insegnate solo le regole sommarie senza accurate spiegazioni. Con Pitagora nasce la filosofia.

            La filosofia degli Acusmatici consiste in precetti: questi sono impartiti senza che sia mostrato il perché, e detta la ragione per cui si deve agire in un determinato modo. Gli acusmatici si sforzano anche di custodire tutti gli altri suoi detti, e considerano le sue parole opinioni divine, e di loro proprio non dicono niente e credono che niente si debba dire; anzi giudicano massimamente sapienti quelli che conoscono più precetti e insegnamenti. 

            Diversi sono gli aneddoti di Pitagora a Metaponto, si racconta che un giorno Pitagora,mentre passeggiava sul sentiero che fiancheggia la costa, in prossimità del  "porto canale"  di Santa Palagina,  vedendo una nave arrivare disse "sulla quella nave ci sta un morto!!! I discepoli rimasero basiti quando dalla nave ormeggiata al molo nei pressi di Torre Mare videro scendere dei marinai con un cadavere !!! Il fatto rafforzò la fama del maestro, la notizia di una profezia fece il giro dell'Italia e della Sicilia e ovviamente arrivò anche a Crotone. I suoi nemici crotonesi lo raggiunsero  anche a Metaponto, lui avvisato dai metapontini fuggì verso Crucinia, ma sulla sua strada trovò un campo di fave, Pitagora si fece catturare, ma non lo attraversò e fu catturato ed imprigionato. I Metapontini, non erano validi guerrieri, ma erano molto dotti, dediti più alle arti che alle armi, ma erano abbastanza in gamba per ordire un piano strategico vincente per liberare il maestro. Agendo di notte, narcotizzarono le guardie con infusi di erbe che solo la scuola pitagorica conosceva e liberano Pitagora e imprigionarono le guardie crotonesi nel castello di Torre Mare.

Pitagora sapeva che prima o poi sarebbe venuti altri a cercarlo, triste , avanti con gli anni, desiderava solo morire, pensò alla tragedia di Crotone, alla morte misteriosa del suo allievo migliore Ippaso di Metaponto e alla "delusione" dei numeri irrazionali, scoperta che creò scompiglio in tutta la sua filosofia, creando un vulnus incredibile nel suo essere.

            Pitagora si isolò nella casa delle Muse e digiunò per 40 giorni, nonostante i suoi allievi gli portassero regolarmente i suoi cibi preferiti, ceci, fagioli, cicorie di campo,cime di rape selvatiche, lampascioni, cardi, rucola, portulaca, salicornia, pane di orzo, cacioricotta di capra, biscotti di panìco, minestre di orzo con zafferano ed altri cibi tutti rigidamente vegetariani, ma il maestro non toccò cibo. Si mantenne  in vita  stentatamente ....bevendo solo infusi addolciti con miele di Malva, la sua pianta preferita .

            Un giorno di buon mattino all' alba,  il ragazzo che vegliava sulla sua casa lo vide uscire e dirigersi barcollando verso il porto di Santa Palagina, qui  camminò sulle acque verso il canale che collegava il porto al mare, poi tutto ad un tratto alzò le mani e si lasciò sprofondare nelle acqua dello Jonio. Il giovane, gridò "maestro, maestro" , ma le acque si chiusero impietosamente. Le grida furono ascoltate dai pescatori che, accorsero sul luogo e con le barche cercarono invano il corpo del maestro. Il corpo fu trovato spiaggiato due giorni dopo dai suoi discepoli che non si erano rassegnati e volevano dare degna sepoltura al loro maestro.

            Il cadavere fu ripulito dai suoi discepoli, e dopo un rito funebre, strettamente riservato ai soli discepoli fu sepolto in un sarcofago semplice, tipo quelle usati per la gente comune, in linea con la sua filosofia di uomo semplice, ma i suoi discepoli fecero un'eccezione ed ubicarono la sua tomba, in prossimità del più importante crocevia di Metaponto, nei pressi del tempio di Hera (la Giunone dei romani), poco distante dal luogo dove furono sepolti due grandi personaggi di Metaponto, gli eroi  Nestore e Epeo, achei che tornati dalla guerra di Troia, approdarono quasi per caso sulle coste di  Metaponto a causa di una tempesta, e ivi fondarono la fiorente città . 

            La necropoli metapontina , in cui  furono sepolti  questi grandi   personaggi fu motivo di visite   per secoli da parte dei grandi intellettuali romani, accorsi  in massa a visitare la città di Pitagora e la città di Metaponto "Qual città vi fu mai in Italia più ricca di Metaponto, che mandò una messe d'oro in dono a Delfo " (Strabone 30 a.c.)

Tra i visitatori illustri occorre citare  in primis Cicerone che venne a Metaponto nel 80 a.C. a ossequiare la tomba di Pitagora e scrisse: Scis enim me quodam tempore Metapontum venisse tecum neque ad hospitem ante devertisse, quam Pythagorae ipsum illum locum, ubi vitam ediderat, sedemque viderim.

Seguirono Velleio Patercolo nel 30 a.c. scrisse: Epeus tempestate distractus a duce suo Nestore Metapontum condidit  .

 Lo scrittore latino Giustino del II sec d.c  scrisse:  Metapontini quoque in templo Minervae ferramenta, quibus Epeus, a quo conditi sunt, equum troianum fabricavit, ostentant   

            Pitagora, quindi viene  sepolto nei pressi di due fondatori della città, Nestore ed Epeo , era tanta la considerazione che i Metapontini avevano per Pitagora ,che la sua casa dopo la sua morte diventa un tempio dedicato a Cerere e l'angiporto venne dedicato alle Muse.

 

Ovviamente è solo la bozza di una sceneggiatura, fondata sui tanti scritti dei vari biografi di Pitagora.Tanti sono i libri scritti sulla vita,in tutto il mondo nell'ultimo secolo, quasi tutti concordano sulla sua morte a Metaponto,ma un sceneggiatura sulle sue ultime ore non è stata ancora scritta.Questa bozza è stata scritta da Geremia Ninno, coadiuvato da Anna Maria Moretti e Franca Digiorgio. Vuole essere solo l'inizio a colmare questa lacuna, l'evoluzione di questa sceneggaitaura sarà pubbica, aperta a tutti i suoi "discepoli di oggi" affinche sia scritta a più mani.