Il porto di Metaponto in Età Imperiale romana circa nel III ac, era ubicato circa 1 Km dal Castrum, ossia dalla ferrovia Taranto-Metaponto, in località Santa Pelagina, laddove era presente l’omonimo lago che veniva utilizzato come attracco delle navi. Quasi nei pressi della strada Comunale Santa Pelagina, ovviamente all’epoca linea di costa marina. In sintesi tutta la riserva (Pineta) nel III ac era ancora tutto mare. Il porto fu abbandonato nel VI sec d.c. e , le sue fondamenta, furono rinvenute grazie alla campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza archeologica nel 1982 e 1984. Per approfondire, ci rimanda alla pubblicazione di L.Giardino. Per varie vicissitudine,sempre dovute ad indisponibilità di risorse, le fondamenta sono rimaste celate alle popolazioni locali, nonostante l'andirivieni di turisti e locali sulla strada comunale dei campeggi, zona Santa Pelagina,sponda Bradano. Grazie ai recenti lavori di pulizia condotti dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici, in occasione delle festività di Pasqua 2016, il turista potrà visitare, se pur da lontano, le aree del porto imperiale, dove sono ben visibili le fondamenta dei magazzini portali. Non è aperta al pubblico,ma ci basta sapere... dove sono per il momento.
PORTI E APPRODI ANTICHI IN BASILICATA di Liliana Giardino
Anche per la colonia achea di Metaponto la presenza di una struttura portuale è documentata dalle fonti letterarie. Lo storico greco Tucidide, nel narrare la spedizione inviata nei decenni finali del V secolo a.C. dagli Ateniesi contro Siracusa, fa riferimento al passaggio della flotta ateniese nel golfo ionico e menziona espressamente il porto di Metaponto (VII, 33). Diversamente da Siris, la ricerca archeologica e la lettura delle fotografie aeree hanno dato un contributo concreto per una conoscenza più puntuale di questo importante settore della colonia greca. La prima ha infatti fornito indizi sulla probabile ubicazione del porto arcaico, e ha localizzato e indagato un quartiere di magazzini portuali attivi in età tardoantica (seconda metà del IV – primi decenni del VI d.C.)30; la seconda ha consentito di ricostruire il graduale avanzamento della linea di costa, di individuare gli alvei antichi del Bradano e del Basento e di riconoscere tracce di bacini retrodunali31. Infine Metaponto può contare anche sulla preziosa testimonianza di due viaggiatori, l’Abate de Saint-Non e F. Lenormant, che alla fine del ‘700 e dell ’800 hanno visitato e descritto i resti dell’antica colonia greca. Entrambi ricordano il lago di S. Pelagina, un bacino artificiale di forma circolare, comunicante con il mare attraverso un breve canale, ormai ostruito dalle sabbie32 .
Il concentrarsi della documentazione archeologica più antica (VII secolo a.C.) nel settore meridionale di Metaponto, e quindi in prossimità del Basento33, spinge a ritenere che sin dal momento iniziale vi sia stato uno stretto rapporto topografico tra questo fiume e il porto metapontino e che quest’ultimo possa essere ubicato in una delle anse che si snodavano tra la foce e la città. La collocazione dell’Incoronata sul lato destro di questo fiume conferma ulteriormente l’importanza del Basento come luogo di sosta e di scambi commerciali. Il III secolo a.C. corrisponde a un momento di cesura nella storia di Metaponto.
L’imposizione di una guarnigione romana dopo la sconfitta e la partenza di Pirro e la creazione di un’area fortificata destinata a riceverla (cosiddetto castrum) provocano un restringimento della grande agorà metapontina e un’alterazione del precedente tessuto urbano34 . Analoghe esigenze di difesa richiedono verosimilmente anche la creazione di un bacino portuale retrodunale, ad uso prevalentemente militare e quindi posto in stretto collegamento topografico e strategico con il presidio. Il nuovo porto, posizionato tra il lato orientale del castrum e il mare, viene collegato direttamente con quest’ultimo attraverso uno stretto canale, ottenuto tagliando le dune sabbiose costiere.
Nel corso dell’età imperiale l’abitato di Metaponto si restringe nell’area del castrum, le necropoli invadono l’antica agorà greca e il porto metapontino non offre nessun segno di attività. La situazione muta rapidamente a partire dalla metà del IV secolo d.C., forse a seguito della riforma amministrativa operata da Diocleziano alla fine del III d.C. e che comporta l’inserimento del metapontino nella provincia Apulia et Calabria. Una serie di interventi pubblici definiscono un nuovo assetto territoriale articolato in tre nuclei diversi: il territorio, l’abitato interno e il quartiere portuale. Due miliari attribuiscono all’imperatore Giuliano il merito, reale o presunto, di una risistemazione della viabilità pubblica e della creazione di un nuovo asse viario destinato al collegamento diretto del porto con il territorio, dove si registra una sensibile ripresa della produzione agricola, in particolar modo di quella cerealicola35 .
L’abitato, posto nell’area del castrum, viene dotato di alcuni monumenti pubblici - una basilica con battistero e un impianto termale pubblico - posizionati in punti significativi di raccordo tra la viabilità urbana e quella extraurbana. Essi suggeriscono la probabile trasformazione di questo nucleo abitativo interno in una importante statio, indicata con il nome di Turiostu su una carta stradale del IV secolo d.C.: la Tabula Peutingeriana. Il quartiere portuale, posizionato a ridosso della linea di costa antica, ha restituito una serie di edifici isolati, verosimilmente identificabili come magazzini, che si dispongono intorno ad ampi spazi liberi (fig. 121), destinati al movimento delle merci, e ai margini di un grande bacino di forma grossolanamente circolare, oggi interrato. E’ abbastanza verosimile supporre che questo sia il lago di S. Pelagina visto e descritto dai due viaggiatori francesi e da loro identificato con il porto greco di Metaponto. La documentazione archeologica evidenzia l’uso dell’ a rea come luogo di stoccaggio della produzione cerealicola metapontina e di arrivo di una notevole quantità e varietà di vini orientali .
Tra la seconda metà del IV e gli inizi del V I d.C., il porto metapontino appare quindi inserito in flussi commerciali ad ampio raggio, e uno degli edifici scavati si connota come un ‘ufficio’, nel quale alcune persone sono preposte alla registrazione e al controllo delle merci. Il fortunato ritrovamento di un sigillo in piombo consente di conoscere il nome di uno di questi ‘funzio nari’ : Tirone, servo di Dio36 .
Alla fine del V secolo d.C. un evento traumatico, accompagnato da un incendio che interessa contestualmente il porto e l’abitato interno37, causa una battuta d’arresto, a cui fanno seguito una ricostruzione, sia pure con toni più modesti, degli edifici distrutti e una ripresa delle attività commerciali. Queste ultime cessano definitivamente poco prima della metà del VI, quando l’abitato e il porto appaiono completamente abbandonati e scompare qualsiasi traccia di produzione nel territorio. Questo esito negativo non equivale tuttavia a una desertificazione di tutto il comprensorio. La presenza di tombe di VII secolo nell’area del castrum e le attestazioni relative alla civitas Sanctae Trinitatis e al castello di Torre a Mare, posizionato dalle fonti archivistiche sul Basento, inducono piuttosto a ipotizzare un mutamento del sistema insediativo, verosimilmente motivato da un ulteriore spostamento verso sud dell’alveo del Basento, che continua quindi a rappresentare un fondamentale punto di riferimento economico38
30 DE SIENA, La colonizzazione, art. cit., pp. 225-226; L. GIARDINO, Grumentum e Metaponto. Due esempi di passaggio dal tardoantico all’alto Me d i o e vo in Basilicata, in MEFRM 103, 1991, 2, pp. 827-858. 31 G. SCHMIEDT, Antichi porti d’Italia, Firenze 1975, pp. 135-138; A. DE SIENA, Il castro romano di Metaponto, in Basilicata 1990, pp. 301-314. 32 C.R. SAINT-NON, Voyage pittoresque ou description des royaumes de Naples et de Sicile, Paris 1783 [1972], III, pp. 77, 80; LENORMANT, La Grande-Grèce, op. cit., p.158. 3 3 Oggi questo fiume passa ad alcuni chilometri di distanza dalla 186 note città, mentre il Bradano scorre quasi a ridosso del lato nord delle mura. Questa situazione, del tutto opposta a quella antica, è la conseguenza di un graduale slittamento dell’ a l veo dei due fiumi verso sud (SCHMIEDT, Antichi porti, op. cit., p. 138). 34 DE SIENA, Il castro romano, art. cit. 35 L. GIARDINO, Metaponto tardo-imperiale e Turiostu: proposta di identificazione in margine ad un miliarium di Giuliano l’Apostata, in StAnt 3, 1982, pp. 155-173. 36 GIARDINO, Grumentum e Metaponto, art. cit. 37 L. GIARDINO, Il porto di Metaponto in età imperiale. Topografia e materiali ceramici, in StAnt 4, 1983, pp. 5-36.