Il lupo, questo animale affascinante, magnifico predatore portato sull’orlo dell’estinzione, ha iniziato a diffondersi nuovamente sul territorio nazionale e la sua presenza è sempre più evidente. E’ notizia di qualche giorni fa l’uccisione per investimento stradale di lupi nel territorio di Bernalda, a questo aggiungiamo che la sua presenza è accertata anche dalle fototrappole posizionate nel nostro territorio. L’anno scorso sono stati rilevati escrementi di lupo anche nella Riserva Naturale di Metaponto e qualche mese fa anche presso contrada Torre Accio .
Facciamo alcune domande a Fabio Quinto, già tecnico faunista di Cea Bernalda e Metaponto , incaricato dalla Regione Basilicata ad eseguire il monitoraggio del lupo e di altri animali selvatici nella nostra Regione, monitoraggio che sta eseguendo ormai da diversi anni.
Fabio allora il Lupo in Basilicata è tornato o non è mai andato via?
In Basilicata il lupo c’è sempre stato. La popolazione italiana di lupo ha rischiato l’estinzione a causa della persecuzione da parte dell’uomo, che lo ha considerato per decenni una specie nociva da eliminare con ogni mezzo, raggiungendo il minimo storico nei primi anni 70 con la stima di circa 100 lupi in tutta la penisola. Una delle roccaforti del lupo è stata proprio la Basilicata con le sue montagne impervie e disabitate come il Parco Nazionale del Pollino. Da qui, come anche dall’Abruzzo e dalla Calabria, grazie alla protezione legale della specie a livello nazionale (Legge dell’11 febbraio 1992 n. 157) ed internazionale (Convenzione di Berna e Direttiva Habitat), allo spopolamento delle zone collinari e montane, all’adattabilità del lupo ai cambiamenti ambientali ed al recupero delle popolazioni di prede selvatiche, il predatore è riuscito a ricolonizzare vaste aree in cui mancava da tempo.
A cosa è dovuto questo aumento della popolazione del lupo al punto da trovarlo anche a pochi km dalle aree urbanizzate compresa la costa?
Negli ultimi due secoli in Italia si è assistito alla scomparsa di mammiferi di grandi dimensioni come il cervo e il capriolo a causa di alterazioni ambientali provocate soprattutto dall’attività umana. Negli ultimi vent’anni, grazie ai ripopolamenti a scopo venatorio molte aree d’Italia, come anche la collina materana, hanno visto l‟espansione del cinghiale (Sus scrofa) una delle sue prede preferite. Ormai la sua forte presenza si manifesta in tutte le aree del territorio, vicino ai centri abitati comprese le pinete costiere della fascia Jonica. Per questo motivo il predatore ha ricolonizzato queste aree da cui mancava da tempo.
Chi sono i nemici del lupo?
Il ritorno di questo predatore andrebbe letto come un segnale positivo, ma purtroppo genera opinioni contrastanti nella popolazione: positive quando viene visto come un sintomo di benessere ambientale, negative soprattutto per le classi di allevatori e cacciatori. Il conflitto con gli allevatori nasce dai possibili attacchi del lupo agli allevamenti di bestiame domestico, dove scarseggiano le misure di prevenzione come recinti antilupo, pascolo seguito e cani da guardiania molto utili ad evitare gli attacchi da parte del predatore, mentre con i cacciatori dalla presunta competizione nella caccia di specie selvatiche quale il cinghiale. Infatti, ancora oggi, si stima che il bracconaggio uccida il 20 % della popolazione italiana di lupo. Tale ricolonizzazione spesso non viene accettata dalla popolazione come processo naturale ma al contrario, sono ben radicate nella nostra cultura spiegazioni alternative quali reintroduzioni con tecniche fantasiose, lanci degli esemplari da elicotteri, o semplicemente liberazioni segrete ad opera di Enti o associazioni animaliste; a queste credenze si sommano le campagne di cattiva informazione o la limitata divulgazione di informazioni corrette sulla diffusione e pericolosità del lupo.
Cosa diciamo alle popolazioni locali , considerato che esiste una certa apprensione mista a sentimenti di euforia?
Vorrei ricordare che il lupo non è affatto un animale pericoloso per l’uomo, anzi fa di tutto per evitarlo sapendo che è il suo unico nemico. Sappiamo che il lupo nell’ambiente svolge al meglio il suo ruolo di selettore naturale, controllando la dimensione delle popolazioni delle sue prede ed eliminando le carcasse degli animali morti per cause naturali, quindi anche un controllore sanitario. Difendere il lupo vuol dire anche riuscire a proteggere a cascata anche gli habitat in cui esso è presente, insieme a molte delle altre specie che in essi convivono. Infatti studi condotti in Nord America hanno dimostrato che la presenza del lupo, attraverso azioni a cascata, ha effetti anche sulla vegetazione e addirittura sulla stabilità delle sponde fluviali, limitando anche il dissesto idrogeologico. Quindi…perché non essere felici del suo ritorno?!
Ringraziamo FABIO per la sua disponibilità e grande competenza sul tema, lo ringraziamo anche per le foto allegate questo articolo, scattate da Antonio Iannibelli sulla Murgia Materana.