A Bernalda, ancora oggi, il termine “papagna” sta ad indicare sonnolenza, stordimento. Spesso una persona che si addormenta di colpo, inconsapevolmente, si dice "mi sono appapagnato”" ,lo stesso dicasi DI una persona che ha subito un brutto colpo alla testa, portandolo allo stordimento,anche in questo caso si dice "ho preso una papagna".
Dal punto di vista etimologico il termine papagna deriva dal papavero(papaver somniferum), così come dice il nome della specie, la pianta contiene diversi alcaloidi, tra cui la morfina. Nei paesi produttori di droga il papavero da oppio (petali rosa) viene coltivato, raccolto, incise le capsule e dal lattice viene estratto l’oppio grezzo. Nei nostri campi il papavero rosa è sparito, ma fino a qualche decennio fa era ancora presente.
Le nostre nonne , da maggio e per tutta l’estate, i papaveri con i petali viola , più alti e più forti dei papaveri normali a petali rossi, raccoglievano le capsule ,le riunivano a mazzette e venivano messe ad essiccare al sole, al riparo dall’umidità. All’occorrenza, le capsule ormai secche venivano messe a bollire in acqua; poi filtrando l’acqua si otteneva l’infuso. La papagna appunto.
L’infuso era usato per curare tosse, diarrea e dolori vari, soprattutto dolori di denti e mal di pancia. Un uso molto comune era quello per lenire le coliche intestinali nei lattanti e per tenere calmi i bambini irrequieti quando i genitori lavoravano nelle campagne.
Le testimonianze orali narrano di alcuni bambini che rimanevano addormentati per due o tre giorni per qualche goccia di infuso in più, lasciando così maggior tempo libero ai genitori per le loro faccende. Le dosi esatte non erano mai pesate, si faceva a occhio e purtroppo tanti bambini sono morti appapagnati nel sonno, o e meglio dire dopati.