Le campagne ne sono piene in questo periodo , il suo giallo colora fossi,canali e campi di grano non diserbati. E' la Sinapis Arvense, una rapa selvatica o la senape selvatica,una infestante per gli agricoltori. Le popolazioni locali la temono nelle colture, soprattutto nel grano,ma la preferivano alla rape coltivate, con grande piacere ho visto l'altro giorno un vecchietto che le raccoglieva accuratamente, scegliendo le infiorescenze più tenere, quelle senza i petali gialli. In dialetto bernaldese vengono chiamate le "cime" oppure "lassl". "Lassl" in dialetto significa lasciale, forse in senso dispregiativo visto i gravi danni che procura alle colture agrarie che invade,è solo una ipotesi.
L'etnobotanica di questa pianta è molto ricca e non solo dal punto di vista gastronomico . Il fitoterapeuta E.Bach asseriva che "ci sono 38 fiori in grado di tramutare emozioni ed energie negative in positive. Tra questi vi è proprio la Senape Selvatica… i suoi fiori, gialli come il sole, sono in grado di illuminare una persona soggetta a sbalzi di umore improvvisi. Le foglie invece, sono di colore verde scuro, irregolari per forma e grandezza. A guardarle non sembrerebbero troppo attraenti, ma aspettate… provate a metterle in bocca. Bene, ora masticate per una decina di secondi e vedrete che concerto di sensazioni! Il primo ad affacciarsi è il dolce, che però dura un attimo, lasciando il posto a varie sfumature di amaro, ed infine il piccante, vivace e persistente che
lascia la bocca piacevolmente stordita. Adoro questa pianta! Tra l’altro, siccome è ricchissima di acqua e croccantina, bastano pochi minuti sul fuoco per ottenere un contorno delizioso. Ma avete l’imbarazzo della scelta, perché la Senape Selvatica si presta per qualsiasi preparazione. Flan, torte salate, pasta, risotti, zuppe, insalate… insomma, a voi la scelta! Tra le altre cose, ad eccezione dei caldi mesi estivi, è disponibile tutto l’anno."
La Senape Selvatica è una macchina da semi, un solo esemplare può produrne fino a 20000, che possono rimanere vitali nel terreno per oltre 50 anni; per questa ragione le piante spuntano frequentemente e periodicamente nei campi, soprattutto dopo che i terreni sono stati smossi, nei terreno del metapontino le troviamo soprattutto rigogliosi nel mese di marzo.
Le foglie contengono proteine, glucidi, molti sali minerali (Ca, P, K, S, Na, Fe, I, Cu, As…) e tante tante vitamine (A, B1, B2, PP e C); per questo si consiglia di consumarle crude o cotte il minimo indispensabile. Usate per cataplasmi, sono indicate in caso di reumatismi, affezioni delle vie respiratorie e pediluvi. I semi possono essere utilizzati per realizzare impasti da applicare come rimedio per la sciatica.
Gli antichi Indiani le attribuivano proprietà afrodisiache, i medici della scuola salernitana ritenevano avesse azione sul sistema nervoso, quelli del sec. XVIII la prescrivevano come lassativo, come stimolante, come febbrifugo
Dal punto di vista etimologico il nome del genere deriva dal greco "sinápi", ma è nome di origine egiziana o indiana; l'epiteto specifico significa dei campi arati ed indica l'habitat preferenziale.
Nella cucina bernaldese "l lassl" hanno lo stesso utilizzo delle cime di rape, lesse con l'olio crudo rigidamente EVO, magari con la variante dell'aggiunta di piccante o un pò di mollica fritta. Con le orecchiette, pancetta e peperone rosso, piccante e non, fanno un figurone. Ottime anche nel calzone o con la salsiccia. Una delizia per il palato, durante le vostre passeggiate primaverili, osate, raccoglietela , rimarrete stupiti.