Chi erano i ceramografi di Metaponto? Nelle loro botteghe a Metaponto furono dipinti vasi presenti nei maggiori Musei al mondo.
Famosi in tutta la Magna Grecia .... un po meno da noi, ma come sempre provvediamo alla loro divulgazione.
La distribuzione della ceramica a figure rosse dei Pittori di Creusa, di Dolone e dell’ Anabates
La ceramica a figure rosse prodotta in Italia meridionale è stata oggetto di studi che ne hanno delineato, in senso diacronico, le principali aree di distribuzione, talvolta utilizzate anche per contribuire alla determinazione del luogo di produzione di gruppi o di singoli pittori. I pochi contesti che hanno restituito indicatori di produzione relativi a questa classe di materiale sono, infatti, solo parzialmente editi e, conseguentemente, di difficile contestualizzazione ; un’eccezione è costituita, a Meta-ponto, dagli scarti di manufatti attribuibili ai pittori di Dolone, di Creusa e dell’Anabates,che hanno d mostrato come essi abbiano lavorato, per almeno una fase della loro attività, in stretta contiguità …..
Metaponto e la sua chora
I pittori di Creusa, di Dolone e dell’anabates hanno s volto almeno una parte della loro attività in un’area periferica di Metaponto, situata nei pressi della porta nord .Le officine e fornaci non sono state ancora identificate con certezza, ma il rinvenimento, a ridosso della linea delle fortificazioni, di depositi contenenti un numero consistente di scarti di produzione di vasi loro attribuibili ha consentito d i ricostruire un’immagine dettagliata della loro produzione. I frammenti sono perlopiù riferibili alla cosiddetta fase “standard” dei tre pittori; non mancano tuttavia esemplari della fase iniziale ed inter-media del Pittore di Dolone ed intermedia del Pittore di Creusa. È possibile notare una sostanziale corrispondenza tra il repertorio morfologico dello scarico 1 e degli altri depositi che hanno restituito materiale a figure rosse (fig. 4) e quello ricostruibile grazie ai rinvenimenti del resto dell’Italia meridionale, rispet-to al quale si può notare, da un lato, il mancato rinvenimento di frammenti sicuramente attribuibili a crateri a volute e, dall’altro, l’ulteriore un’area periferica di Metaponto, situata nei pressi della porta nord epychyseis e le lekanai. L’analisi delle altre attesta-zioni provenienti da Metaponto (pari al 14% dei vasi di cui si conosca il luogo di rinvenimento) di-mostra, tuttavia, come solo una parte di questa produzione fosse destinata alla commercializzazione nella colonia. Vasi a figure rosse erano probabilmente utilizzati nei luoghi di culto; tra le attestazioni note, che riguardano principalmente il santuario urbano solo un frammento di skyphos di tipo A d i grandi dimensioni proveniente dall’area del Tempio C potrebbe essere ricondotto, per il sistema decorativo, all’officina.La ceramica figurata non sembra costituire un elemento centrale dei corredi funerari delle necro-poli urbane di Metaponto ed è stato calcolato che solo un sesto dei vasi qui rinvenuti siano ascrivibili a questa classe Va tuttavia precisato che le tombe edite databili alla fase di attività dei tre pittori sono appena 4 ed è dunque necessario, per poter trac-ciare un quadro coerente delle attestazioni, attenndere l’edizione delle sepolture scavate negli ultimi anni. Se una più dettagliata conoscenza dei corredi delle necropoli urbane potrebbe determinare un consistente aumento quantitativo delle presenze, è probabile che il quadro delle forme non sia destina-to a mutare in modo considerevole. Analogamente a quanto riscontrabile nelle sepolture della chora, sono, infatti, le pelikai, lelekythoi, le hydriai, i lebetes gamikoi e gli skyphoi con decorazione a civetta ad essere utilizzate, una selezione questa condizionata dal rituale funerario praticato nelle sepolture di questa fase. Al pittore dell’anabates può essere at-tribuita un’ hydria rinvenuta nella tomba 9 della necropoli di Crucinia. Il vaso è riferito da Trendall al momento iniziale della produzione del pittore(Wavy Border Group). Da una delle aree dinecropoli urbane di Metaponto potrebbe provenire anche una pelike del Pittore di Creusa prossima, per forma e decorazione, agli esemplari dello scarico 1.Più ricca è la documentazione restituita dalle necropoli della chora e in particolare, da quella di Pantanello, la sola ad essere stata oggetto di una pubblicazione integrale. Rispetto a quanto riscontrabile nelle necropoli urbane, la percentuale deivasi figurati parte dei corredi funerari della chora sembra essere piuttosto consistente; almeno il 30%delle tombe comprese fra la seconda metà del V e il380 a.C. presentano, infatti, uno o più vasi figurati. Il range delle forme sembra comunque coincidere con quello riscontrabile nelle necropoli urbane .Al Pittore di Dolone può essere attribuita l’hydria della tomba 51 che presenta, in associazione, una piccola lekythos ariballica del Pittore di Creusa, cui sono riferibili anche una hydria , un lebes gamikos 33 , una lekythos 34 e due pelikai 35 ; quella della tomba 219° veva, al suo interno, uno skyphos con decorazione a civetta probabilmente ascrivibile allo stesso ergasterion . All’esterno della sepoltura era invece un frammento di cratere a campana, anch’esso riconducibile all’officina
la cui presenza potrebbe essere ricondotta a rituali di libazione .Un certo interesse riveste una tomba recentemente rinvenuta in località s. Salvatore . Il corredo è composto da una pelike a figure rosse attribuibile al Pittore di Creusa prossima agli esemplari rinvenuti nello scarico 1, associata a vasi a vernice nera probabil-mente prodotti nella stessa officina. Significativa, a questo proposito, è la piccola lekythos a corpo schiacciato con una particolare decorazione ad impressione, costituita da triangoli e occhi di dado, motivo questo che torna in lekythoi di scarto rinvenute nel kerameikos. Tutte le tombe citate presentano uno o eventualmente due vasi figurati; la sola eccezione edita è costituita da una tomba rinvenuta nel 1999 a Pizzica che ha restituito un lebes gamikos e due lekythoi ariballi che protolucane in associazione con una pelike del Pittore di Creusa ed uno skyphos da attribuire ad uno dei pittori dell’officina
di FRANCESCA SILVESTRELLI
IL PITTORE DI PISTICCI
Il Pittore di Pisticci (...) è stato un ceramografo vissuto nella seconda metà del V secolo a.C., così chiamato perché a Pisticci (una cittadina a pochi chilometri da Metaponto, in Basilicata) sono stati rinvenuti numerosi suoi vasi.Verso la fine del V sec. a.C. cominciò ad essere prodotta nelle colonie della Magna Grecia - e quindi non più importata - ceramica di gusto tipicamente attico. Si ritiene che i capostipiti di queste fabbriche siano ceramografi educati ed addestrati in Attica. Molto probabilmente furono le condizioni di instabilità politica vissute in quel periodo ad Atene ad avere determinato la migrazione di questi artigiani verso le colonie della Magna Grecia. Poiché i lavori del "Pittore di Pisticci" sono ricollegabili per caratteristiche stilistiche al gruppo di Polignoto è ipotizzabile che il ceramografo italiota fosse stato educato ad Atene proprio nella scuola di questo artista.
Il "Pittore di Pisticci" è considerato il capostipite della fabbrica lucana che, a sua volta, è la più antica di tutte le fabbriche italiote (l'inizio della sua attività è da collocarsi intorno al 440-430 a.C.) : il ceramografo risulta essere, pertanto, il primo maestro di ceramica a figure rosse ad aver operato in Italia.
L'officina del "Pittore di Pisticci" comprende altri ceramografi quali il "Pittore del Ciclope", il "Pittore di Amykos" ed il gruppo PKP (Pittore di Palermo, Pittore delle Carnee e Pittore di Policoro).
La scoperta lungo le fortificazioni settentrionali della città di Metaponto del quartiere dei ceramici con scarichi di fornaci contenenti frammenti di vasi di altri pittori appartenenti alla scuola lucana fa ritenere che il "Pittore di Pisticci" operasse in questa importante colonia achea.
Le raffigurazioni del "Pittore di Pisticci" mostrano un gusto squisitamente attico sia per i temi rappresentati che per la fattura. Le scene più frequentemente raffigurate sono scene di inseguimento (Eros all'inseguimento di figure maschili o femminili, Eos all'inseguimento di Cefalo o Titone, Borea all'inseguimento di Orizia), scene dionisiache con menadi e satiri, scene di partenza di guerrieri, scene con atleti, scene di offerte in prossimità di erme, scene mitologiche (Pandora, Io, Zeus ed Egina, Polinice ed Erifile, Laocoonte).
Le opere di questo pittore arricchiscono le collezioni più prestigiose del mondo: (British Museum, Museo del Louvre, Ermitage, Museum of Fine Arts (Boston), Metropolitan Museum, Museo archeologico nazionale di Napoli, Musei Vaticani).. da Wikipedia
https://www.youtube.com/watch?v=oQIaBmioSDg Il pittore di Pisticci di Giuseppe Coniglio
https://www.youtube.com/watch?v=s6ETbH_kIzs a cura dell'archeologa Mariantonetta Mastrogiulio