La regione costiera dell’Arco Jonico fino ai primo anni del dopoguerra era una zona malarica, invasa da paludi generate dal ristagno dell’acqua, specie negli avvallamenti tra le dune e nelle plaghe pianeggianti presso i fiumi. Nonostante tutto, sin dal medioevo, la presenza di tali aree costituiva un’importante fonte di reddito per le popolazioni locali. Si tratta di un’area che ha avuto una complessa morfogenesi, determinata dallo sviluppo di processi orogenetici da una parte ed erosivi dall’altra, questi ultimi dovuti alle azioni delle acque marine e di quelle di scorrimento superficiale. Per conoscere l’esatta ubicazione delle antiche paludi e laghi costieri necessita consultare la vecchia cartografia dell’Istituto Topografico Militare in scala 1:50.000, foglio 78, risalente al 1874. Si possono, ad esempio, individuare il Pantano Stornara (il più consistente bacino palustre di carattere permanente alla maggiore distanza dal mare), il lago d’Anici, la Lama di Lenne, ecc… Altre informazioni si possono attingere dall’atlante Rizzi Zannoni, dove la fascia costiera tra il fiume Basento e Punta Rondinelle viene descritta come “un insieme di dune boscose che attorniavano vari stagni costieri”.
Le peculiarità geologiche del suolo e del sottosuolo assieme alle acque di falda sotterranea contaminate spesso da infiltrazioni di acque marine hanno determinato una sensibile salinità delle acque superficiali e di ampie superfici del suolo. Infatti proprio intorno al Lago Salinella è presumibile che in passato si producesse del sale.
Le estese lande paludose dell’arco Jonico Tarantino erano interrotte esclusivamente dalle Torri costiere realizzate a fine ‘500 dalla monarchia spagnola, erette a difesa delle popolazioni quando la minaccia veniva dal mare. Intorno al 1570 il vice re spagnolo fece infatti costruire tre torri (Torre Mattoni, Marinella e Mancini), a loro volta in comunicazione visiva con altre torri presenti nell’immediato entroterra. Da ogni torre era possibile scrutare il mare e contemporaneamente vedere le altre torri adiacenti, con la possibilità di inviarsi messaggi, anche di soccorso, tramite segnali luminosi o di fumo.
Torre Mattoni, in passato “Torre di Bradano”, presenta al suo interno elementi e insiemi archeologici isolati di elevata consistenza ed eccezionale valore testimoniale che ne rendono del tutto complessa una sua classificazione. Tra il 1980 e il 1982 è stato eseguito il rilievo completo di Torre Mattoni da A. Lardino e R. Perrone, nell’ambito della Tesi di Laurea in Restauro dei Monumenti presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze.