Facendo seguito alla ricerca sui "signori" del  Castello di Bernalda si tenta di fare qualcosa di simile con il Castello di Torre Mare,l'idagine si sposta nell'ambito dello stesso territorio, sui "signori" del castello di Torre Mare, ubicato a Metaponto.La ricerca in tale direzione è stata poco generosa di risultati proficui, nonostante l'impegno profuso in tutti i sensi. La fortificazione di Torre Mare è di gran lunga più vecchia del Castello bernaldese, 2500 anni e forse anche prima. Dai pochi  testi consultati si cercherà di fare una ricostruzione   cronologica limitanti agli ultimi 1000anni, di  coloro che lo hanno abitato e dei nobili casati che lo hanno abitato.  Numerosi ed autorevoli sono le pubblicazioni  in merito,ricordiamo l’evoluzione della toponomastica di Metaponto .Nella Tabula Peutingeriana  la fortificazione viene indicata con il nome di Turiostu, poi Sanctae Trinitatis, quindi Turris Maris, Torre  Mare  e solo grazie ai grandi esploratori stranieri ritorna il nome di Metaponto nelle antiche carte , ma solo alla fine  XIX sec.

Tra il VI e il IX secolo la Lucania  fece parte del ducato longobardo  di Benevento. Sotto il regine longobardo le incursioni saracene costrinsero le popolazioni lucane ad arroccarsi sulle montagne e sulle boemondo Icolline. E' stata questa la motivazione che ha indotto lo spopolamento del castrum romano in cui era presente una basilica paleocristiana( forse anche sede diocesana jonica).

La presenza  saracena   a Metaponto è tra l'altro accertata  fino all’anno 927, mentre  su Camarda le notizie si fermano al 895 Non è chiaro ancora quindi  la formazione,  il nucleo più antico si è formato dall’abbandono progressivo di Metaponto tardo antica già dall’alto Medio evo (VIII-IX secolo)? Oppure se gli inizi della frequentazione dell’area siano da ascrivere alla seconda metà dell’XI secolo, quando la Civitas Sanctae Trinitatis compare per la prima volta in una fonte scritta.  Attendiamo gli esiti di ultriori studi in merito. La storia del castello di Torre Mare  è già presente su questo sito. 

Periodo Normanno (1042-1198)

Tra l”XI e il XII secolo, i Normanni conquistano la Lucania e nel 1059 Melfi  divenne capitale del Regno normanno. Tra il XII e il XIII secolo anche la Lucania fu coinvolta nelle lotte tra Svevi e Angioini che si contendevano l”Italia meridionale.  

CostanzaTorre Mare    nel XII secolo   viene citata tra i possedimenti di Costanza di Francia, figlia di Filippo I di Francia, prima moglie di Ugo Troyes, da cui divorziò per sposare nel 1105 Boemondo I d’Altavilla (Boemondo I d'Antiochia o Boemondo di Taranto) . Costanza rimase vedova  nel 1111. Dalla loro unione nacque Boemondo II  e in nome del figlio minorenne, gestì i suoi possedimenti ,da Antiochia alla Puglia. Le ambizioni espansionistiche di Costanza generarono un rivolta dei feudatari , Costanza fu fatta prigioniera  dal conte Alessandro di Matera e Conversano  e poi liberata con l’obbligo di rinunciare alle sue pretese sulla contea di Matera. Dal Chronicon Salernitanum si venne a sapere che il 3 aprile del 1121 il duca Guglielmo assieme a Costanza e a Tancredi, assedia il castellum Sanctae Trinitatis, quod situm est super flumen Basantum et ceperunt illud in die “dominica in palmis mense Aprilis” (1). Quindi nel 1121 il feudo,per esplicitare , che comprendeva anche i territori di Torre di Mare, Montescaglioso e Pomarico, passò a Guglielmo di Taranto, anche lui del casato degli Altavilla ,ma a Torre mare , Maria Costanza rimase e vi dimorò insieme al figlio  Boemondo II.

Il REGII NEAPOLITANI ARCHIVI MONUMENTA DOCUMENTI DEL REGIO ARCHIVIO NAPOLETANO dell’anno 1119   la contessa Emma d’Altavilla, figlia del Conte Ruggero, cita che: mentre con mio figlio domino Ruggero Machabeo risiedevamo presso il castello della nostra città della sancte Trinitatis, venendo in nostra presenza frate Ugone precettore del sacro hospitale (templare giovannita), umilmente chiese e supplicò che per la misericordia di Dio e per nutrire gli ospiti, donassimo a quello per lavorarle le terre ad esso adiacenti sopra il fiume basenti nei confini del casale di avinelle….”  Dalla descrizione del territorio e dai suoi confini descritti si evince chiaramente che viene ceduto il diritto di coltivare e pascolare un territorio che va dalla Avinella a San Salvatore fino al mare, quindi compreso il castello di Torre Mare(Sancte Trinitatis). Secondo questo testo Emma  d’Altavilla , Contessa di Montescaglioso, figlia di Ruggero I il Bosso e moglie di Rodolfo Maccabeo, gestì i possedimenti metapontini    dal 1105 al 1127 .

Torre Mare fa parte dei possedimenti (solo gestiti ?)del Monastero di San Michele Arcangelo di Montescaglioso dal 1119 al 1146 e poi  fino al 1222 e ancora fino al 1265.

Nel 1197 Costanza, imperatrice e regina di Sicilia, conferma la donazione del padre Ruggero e di tutti i predecessori; tra i beni viene elencato il tenimentum …in pertinentiis Turris MarisStemma altavilla

Sulle datazioni i dubbi sono spesso legittimi, ma la certezza consisteva nel fatto che la fortezza era gestita dagli Altavilla, il nome Turris Maris è stato dato dai Normanni  ed  era dovuto proprio alla presenza delle Torri. Due torri sono ancora visibili oggi, di cui una restaurata e l'altro non ancora in quanto si trova nella parte di proprietà diocesana.

Periodo Svevo (1198-1266)

Altri documenti del XIII secolo attestano una certa vivacità dell’abitato metapontino: sappiamo dell’esistenza di uno Stefano notaio nel 1280 e nel 1284 (2) e di due giudici a nome Ruggero e Leone; di un Pagano di Matera che custodiva i passi e le strade da Gravina a Torre di Mare (2); che nel 1305 l’abitato pagava tasse per 26 once, 20 tarì e 18 grana; si è calcolato quindi che vi dovessero essere 107 fuochi, cioè 535 persone (? ); nelle Rationes Decimarum del 1310 il clero di Torre di Mare risulta tassato per 6 tarì (1)

Torre Mare entra nella sfera degli interessi di Federico II , e sotto il suo regno merita menzione la  particolare attenzione verso  l'infrastruttura portuale: basti pensare all'ordinatio del 5 ottobre 1239 con la quale Federico creava nel Regno undici nuovi porti di cui uno sulla costa jonica, Torremare (presso Metaponto). Ad esso preponeva due custodi, "Henricus de Tenardo de Brundusio" e il notarius "Prudentius de Hostuno"(3) 

Torre di Mare, il cui porto originario era  verosimilmente collocato alla foce del Basento (lato destro del corso del Basento) , acquistava una rinnovata importanza per il novus portus che si inseriva nell'abitato in stretta continuità con il castrum fatto costruire dallo stesso Federico II. L'imperatore svevo ordinò anche il potenziamento del suo porto, sito in posizione strategica in quanto adiacente al Fiume Basento (navigabile) ed alla via Herculea (Policoro). Alla manutenzione del Castrum Turris Maris dovevano contribuire, oltre gli abitanti del luogo, quelli di Pisticci, Casale Pisticci, Craco, Avinella e Camarda. L’ordinatio di Federico II prova l’esistenza nel 1239 oltre che del Casale Camarda anche del Casale Avinella .

Periodo Angioino (1266-1442)

Il castello di Torre mare viene abitato da Egidio de Gralles ,francese, dal  1271 al 1275, citato come castellanus scutifer 

Dal 1275 al 1276 il castellano di Torre Mare era Gerardo De Chilliaco , della famiglia Gerace Serra, sempre in qualità di castellanus scutifer. Nel periodo angioino, ciascun castello era dotato di una propria guarnigione, costituita da un castellanus, da un certo numero di servientes ,e, dal 1278 ,anche da un cappellanus. Nelle liste delle guarnigioni il castellanus  veniva distinti in miles o scutifer, a loro volta divisi in habens terram( possessore del feudo) e non habens terram(senza feudo). Torre mare vi è era un solo castellanus e 20 servientes nel 1280

Nel 1282  viene nominato Castellano di Torre Mare Perrotto Cornuto (Pierre Cornut),  appartenente alla famiglia Perez Navarrete e Torre Mare passa alla giurisdizione del “provisor castrum” della Terra D’Otranto e vi rimase in quella giurisdizione  anche durante il periodo aragonese nel 1447 e in quello spagnolo nel 1649.

Nel XIV secolo la Lucania attraversò una profonda crisi demografica, attribuibile probabilmente alla “cacciata dei Saraceni” ordinata da Carlo d”Angiò, in accordo con il papa, questo provocò in Basilicata la dispersione di tutte le comunità  arabe  residenti: Castelsaraceno, Bella, Pescopagano, Tursi e Tricarico.In questo periodo Torre Mare viene annoverata tra i territori gestiti dalla famiglia Sanseverino, la più importante delle famiglie nobile di Napoli.

I Sanseverino erano una nobile  famiglia originata da Turgisio del Real Sangue dei Duchi di Normandia, fratello di Angerio che diede origine alla casa Filangieri.  Turgisio ottenne da Roberto il Guiscardo la contea di Sanseverino che diede il nome ai suoi discendenti. I Sanseverino vestirono l’Abito di Malta nel 1537.

I Sanseverino era i nuovo padroni di buon parte della Basilicata  e non solo,possedevano infatti  70 feudi; 65 Contee ( tra cui anche quelle che comprendeva Matera, Montescaglioso e i possedimenti si estendevano fino a Torre Mare),9 Marchesati, 12 Ducati e 10 Principati. Praticamente tutta la Basilicata fino a Salerno compresa. Angelo Sanseverino fu capitano Generale e Giustiziere di Basilicata nel 1286, la dinastia passò a Ladislao nel 1315 e Guglielmo nel 1335.

Durante il  periodo dei Sanseverino  a Torre Mare è nominato come castellano dal 1303 al 1306   Amerigo I de Sus del nobile casato amalfitano.

Periodo Aragonese (1442-1504)

Dal 1386 al 1414 il Feudo di Torre Mare, insieme ad altri feudi tra cui Potenza, Tricarico, Grassano, Senise, Viggiano ed altri vennero confiscati ai San Severino e passarono alla famiglia Sforza di Cotignola.

A Francesco Sforza di Cotignola, figlio di Muzio Attendolo, già Duca di Milano, Conte di Tricarico e di Cremona (avendo sposato Bianca Maria Visconti) gli venne concesso nel 1414 il  stemma sforzafeudo di Torre Mare.

Nel 1420 diviene Signore di Torre Mare Micheletto Sforza degli Attendoli, cugino di Muzio Attendolo e marito prima di Isabella  da cui generò Sansone di Potenza e poi sposa Polissena San Severino, sorelle del conte Ruggero di Tricarico, vedova di Andrea Malatesta, signore di Cesena.

Nel 1422 quindi  i feudi furono assegnati  da re Alfonso  a Innigo de Guevara, sotto il feudo di Giovanni Antonio Orsini.

Nel 1422 quindi Torre Mare passa ai Guevara, dinastia angioina e  imparentati  con gli Sforza di Cotignola  .

Periodo Vicereale spagnolo (1504-1707)

Nel 1459 Torre Mare, con altri casali della zona, divenne feudo dei Del Balzo, principe di Taranto.

 A Innigo De Guevara, conte di Potenza viene concessa la signoria anche di Torre Mare dal 1422 fino al 1471 , a questi segue Antonio  De Guevara dal 1471 al 1515 ,quindi Giovanni fino al 1530 , a seguito Carlo  fino al 1535  e Alfonso fino al 1579.

Giovanni Oratore Scriva nel 1497(?) acquista Torre Mare per 6000 ducati.

Il possedimento viene  acquistato nel 1568 per 48,000 ducati da Don Luigi  Carafa,principe di Stigliano e marito di Isabella Gonzaga ,   e pare che fosse una dei feudi più redditizi del complesso patrimoniale dei Carafa, proprio a causa del suo porto e della posizione strategica. Interessante è l'atto notarile in cui sono riportati dei dati interessanti del feudo di Torre Mare.

 Don Lugi Carafa  cede  Metaponto al figlio Antonio Carafa (Principe di Stigliano, accusato di eresia e morto misteriosamente a 24 anni in una locanda a Bernalda nell'agosto del 1610), sposato con  era Elena Aldobrandini  .Alla morte dell'erede il feudo ritorna al padre Luigi in attesa della maggiore età della nipote  Anna Carafa .  Anna sposo'  nel 1637 il Vicerè Don Ramiro Guzman ed ereditò una fortuna con possedimenti in Spagna e da Viceregina ,diventò  una delle donne più influenti e potenti del meridione. 

I contrasti fra l’impero d’Oriente e l’Occidente spesso ebbero i loro terreni di scontro nel Metapontino, per cui molto ne risentì anche Torre Mare, “contaminata”, dalle diverse civiltà che si succedettero nel corso dei secoli. Durante il periodo Vicereale spagnolo le opere irrigue andarono distrutte,nei campi ormai incolti, si formarono acquitrini e paludi ove regnò la terribile zanzara portatrice di malaria e di morte. Oltre alla malaria endemica, intervenne la peste del 1656 che finì per cancellare ogni presenza umana.

CarafaNel 1677  signore di Torre Mare è Loise Carafa a cui fece seguire Tiberio, Ottavio ,Pierluigi fino al 1697,ma già nel 1669 il casale di Torre Mare fu considerato “disabifilomarinotato”,  a seguito della epidemia di peste e della malaria incalzante,   non fu censito alcun fuoco, ma  il porto di Metaponto ,rimase sempre una struttura  strategica e pertanto  appetibile per i nobili dell'epoca. 

Periodo austriaco (1707-1734)

Torre Mare viene acquista per 34000  ducati  da  Alfonso Filomarino, dal 1698 e  passa a Filomarino nel 1796.

I Filomarino fu una famiglia console della Repubblica Napoletana, ricevette l’ordine di Malta nel 1571. Un ramo della famiglia Cattaneo della Volta, marchesi di Montescaglioso, si estinsero con i Filomarino. Possedettero in Basilicata 80 baronie, 2 Contadi, 11 Marchesati e 8 Ducati (tra cui quello di Pisticci e Torre Mare) e 9 principati in Puglia.

Periodo borbonico/francese/borbonico (1734-1860)

  Nel decennio francese (1806-15)  con Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat  si ha l’abolizione della feudalità e i terreni passarono dai feudatari alle Università e da questi ai latifondisti, ossia a chi aveva risorse per comprare. Forse avevano abbastanza risorse anche i Filomarino, visto che nel 1823, nel secondo periodo borbonico, risultavano ancora proprietari di Torre Mare.

Torre Mare scompare dalla toponomatica delle carte antiche e ritorna Metaponto assegnata all’Università di Pisticci (non a caso ancora oggi le grande aziende latifondiste esistenti sono di proprietari di origini pisticcesi). Metaponto e Torre Mare passarono a Bernalda solo nel ventennio fascista, nel 1933.

 

Bibliografia

(1) L’INSEDIAMENTO MEDIEVALE DI TORRE DI MARE (METAPONTO) E I SUOI RAPPORTI CON IL TERRITORIO. PRIMI DATI di GIOIA BERTELLI

(2) TOPOGRAFIA E STORIA DI METAPONTO LACAVA M.M,Lacava Feudatari e feudi sul territorio di Basilicata dai Normanni ai Borboni Editore: EDITRICE BMG, MATERA  

(3) Cosimo Damiano Fonseca - Federiciana (2005)

 
Storia della Basilicata. Il Medioevo, a c. di C.D. Fonseca, Bari-Roma, Editori Laterza
 

Articolo scritto dal prof. Geremia Ninno

Revisore della bozza il prof. Francesco Armento