Il castello di Torre Mare ed il suo territorio, nonostante fosse stato più volte abbandonato a causa di pestilenze e soprattutto malaria, è stato sempre una struttura ambita e oggetto dei desideri per la nobiltà meridionale in quanto era un porto strategico, vista la sua  vicinanza alla via Erculea (Policoro) ,nonchè  "casello" di passaggio per i viaggiatori che transitavano da Puglia a Calabria e in ultimo , un punto di partenza di uomini e merci  dal porto  a Potenza e Matera.

Dalla analisi dell'atto notarile ,sotto riportato, risalente all'anno 1594 vengono citate ,oltre alle rendite del Principe di Stigliano( Famiglia Carafa) signore di Torre Mare dell'epoca, anche alcune colture, toponimi, particolari agronomici, usi che possono  dare un'idea del nostro territorio negli anni 1594.

 

 

  

Toponimi:

Macchia et Paludecchia si riferisce alla pianura destra Basento  oggi di Pisticci soprattutto ed in parte Bernalda, ma considerato che  Torre Mare si trovava sul lato destro del Fiume Basento, appare plausibile che si trattasse dei terreni paludosi oggi identificati con le contrade Mercuragno, Macchia, Vaccariccio, quarantotto e San Basilio. 

Le Angnene, presumo che siano le Agnoni del Basento, da San Teodoro fino a Torre Accio(?), quindi fin sotto Bernalda !!!E' palusibile dal punto di vista agronomico, infatti si tratta di terreni declivi utilizzati a pascoli fertili per pecore e capre(bacchi=becchi) e in parte a seminativi.

Marinelle e Zappile: trattasi delle contrade adiacenti alla foce del Bradano, oggi chiamate Zappino e Marinella, destinate  fida pascolo invernale ma anche a seminativi.

Ioncazzo? Non conosco contrade con questo nome, forse era presente uno iazzo !

Pantanello : si riferisce ai terreni attuali con tale toponimo, il fatto che fosse stato censito come orto significa che nel 1593 la palude fosse stata parzialmente prosciugata(?). 

In  merito alle produzioni di grano, parliamo di quantità importanti, nonostante le paludi, 1463 tomoli di grano sono oltre 1000 qli di grano e 493 tomoli di orzo sono circa 250 qli . Nonostante le paludi, si tratta di produzioni significative, che devono essere mietute e trebbiate a mano, in estate nel periodo di massimo contagio della malaria. Quante vite umane sono state sacrificate per ottenere tali produzioni?  

Dall'atto si conferma che a Torre Mare era presente un mercato del pesce e che vi fosse una taverna, dati confermati anche da scritture successive.  

Il Duca Antonio Carafa , marito di Elena Aldobrandini e padre di Anna Carafa che sposa il vicerè di Napoli, venuto nella marina per controllare un partita di grano muore di peste o per avvelenamento  in una locanda di Bernalda a soli 24 anni(un giallo non risolto).

Bibliografia: I PROVENTI FISCALI DEL PRINCIPE DI STIGLIANO
(da un manoscritto del XVI secolo) 
ANTONIO MOLFESE