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La Petra di San Giovanni (o parete) è un rudere di un castello (o monastero fortificato) presente in contrada Avenella, su un area demaniale di proprietà del Comune di Bernalda. Purtroppo il sito è in stato di totale abbandono e in prospicenza all'area archeologica (sopra?) , è stato realizzato un frutteto.
parete di san giovanni Diverse e anche confuse sono le citazioni sul sito archeologico,le nostre ricerche sul web le mettiamo a disposizione degli storici affinchè possa  essere occasione di spunto per una ricostruzione storica precisa dell'area, al fine di valorizzare e proteggere questo importante sito medioevale presente nel nostro territorio, più popoloso di Camarda fino al XIII sec. . Il nome deriva da uno tanti possessori a cui è stato ceduto il feudo, nella specie l'Ordine di San Giovanni gero, pare che fosse  il primo possedimento giovannita del Mezzogiorno.L'insediamenti giovanniti in Basilicata nel XIII sec. erano: Vietri di Potenza, Torremare, Lavello, Melfi,Venosa,Avinella,Grassano, Matera, Moliterno, LauriaGrassano, Matera, Moliterno, Lauria,Avinella

Dalle citazioni rileviamo che nel monastero fortificato era presente una chiesa dedicata appunto  a San Giovanni .Il monastero insieme a tutto il territorio avinella fino a Torre di mare fu ceduto

Attorno al castello con monastero annesso era allocato il Casale Avenella che nel XIII secolo era più popoloso di Camarda. Il popoloso villaggio(casale)era  sito in contrada Avinella tra Bernalda e Metaponto e fu completamente distrutto da un violento terremoto(?) o dai saraceni, dopo la sua distruzione la popolazione si spostò nei pressi della chiesa di San Donato dove fondò (o contribuì a popolare ?) il villaggio di Camarda.

Basilicata: Vietri di Potenza, Torremare, Lavello, Melfi,Venosa,

Dai documenti del Regio Archivio Napoletano riportiamo:

PARETE SAN GIOVANNI ARCHIVIO NAPOLI

Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, nell’anno millesimo centesimo decimo nono della sua incarnazione, nel mese di agosto, dodicesima indizione. Io contessa Emma, figlia del conte Ruggiero, signora della città Severiane, insieme con mio figlio domino Ruggiero machabeo mentre risiedevamo presso il castro della nostra città di sancte trinitatis(Torre Mare) venendo in nostra presenza frate Ugone, rettore del sacro hospitale di San Giovanni iherosolomitani, umilmente chiese e supplicò che per la misericordia di Dio e per nutrire gli ospiti, donassimo a quello per lavorarle le terre ad esso adiacenti sopra il fiume basenti nei confini del casale di Avinelle.

Noi invero ben disposti nei confronti delle sue suppliche, volendo soddisfare con desiderio alle sue umili e devote richieste, trovammo tuttavia che la metà delle predette terre che ci chiedeva, appartenevano indivise al monastero di san Michele per donazione che allo stesso facemmo di metà di tutto il reddito di sancte trinitatis.

Allora facemmo venire in presenza nostra domino Guarino, venerabile abbate del predetto monastero, e lo pregammo che per visione dell’amore di Dio e per intervento della nostra preghiera, desse al predetto frate per riguardo del suddetto hospitale le anzidette terre che appartenevano al predetto monastero, in modo tuttavia che il prenominato monastero non volevamo che per niente modo soffrisse alcun danno, per certo volendo che in cambio avesse in più del bene equivalente. Tuttavia invero l’anzidetto abbate con ferma decisione si pose nelle nostre mani e disse che era pronto a fare qualsiasi cosa piacesse alla nostra volontà. Allora facemmo chiamare domino Gaudio venerabile abbate di santa Maria di pestitio e questi nostri potenti, vale a dire domino Arnaldo, figlio di Isimbardo, domino Roberto di sancti Iuliani, domino Goffredo di puliniani e gli altri sottoscritti idonei testimoni, e in presenza nostra e dei predetti testimoni domino Guarino venerabile abbate per certo offrì e consegnò per il sacro libro dei vangeli le terre prenominate, cioé la metà che il detto monastero aveva come indiviso con noi, e le diede nelle mani del predetto frate Ugone, che le ricevette per la parte dell’anzidetto hospitale affinché in nessun tempo né lo stesso abbate e neppure i suoi successori violassero o sminuissero la predetta consegna ma in ogni futuro tempo la avessero ferma e solida.

Invero i confini delle predette terre sono questi. Il primo confine é dall’aia di Landone che é sotto il confine del casale di avinelle dallo stesso confine come scende direttamente per menaiolam e va al fiume basenti.

Il secondo confine é come discende l’acqua del basenti fino all’albero contrassegnato con una croce. Invero io suddetta contessa Emma insieme con il predetto figlio mio, davanti ai predetti testimoni ho offerto e consegnato per il santo libro dei vangeli nelle mani del predetto domino Guarino venerabile abbate del monastero anzidetto le terre che sono vicino al fiume bradani e le abbiamo dato a lui in cambio delle terre che tenevamo con il predetto monastero a metà, cioé che noi avevamo donato a esso. Di cui i confini questi sono. Il primo confine é sotto la piccola ruota e porta direttamente alla via che é sotto la tomba imperatoris dalla parte di oriente dove é l’altro confine della chiesa del santo Salvatore. Il secondo confine é come scende dallo stesso luogo e va direttamente per il sentiero che é sotto la tomba imperatoris e va direttamente fino al mare e per far conoscere il predetto limite facemmo infiggere grandi pietre contrassegnate con il marchio del predetto monastero. Il terzo confine é come sale l’acqua del bradani fino al guado lucturii e invero dal guado porta direttamente alla predetta piccola ruota. Altresì entro questi predetta piccola ruota. Altresì entro questi confini delle terre sopraddette come é contenuto di confine in confine, abbiamo offerto e consegnato allo stesso anzidetto abbate e ai suoi successori e al prenominato monastero di san Michele affinché ciò abbiano, dominino, possiedano e ne facciano come piacerà alla loro volontà e in nessun tempo futuro né noi né i nostri successori o eredi ritorneremo contro la stessa donazione ma sempre in ogni tempo futura la avremo ferma e stabile. E come sovrappiù delle stesse terre abbiamo dato al prenominato abbate e al predetto monastero un libro dei vangeli coperto di argento e dappertutto dorato.

E al predetto frate Ugone comandammo che ogni anno nella festa di san Michele nel mese di maggio doveva visitare il sopraddetto monastero con due giovenche o un puledro e il predetto frate Ugone prese obbligo solennemente per la parte del detto hospitale e per i suoi successori, davanti a noi e davanti ai testimoni, nelle mani del predetto abbate di visitare il predetto monastero come é stato detto. E se non volessero fare ciò, la donazione non sia valida ma tutte le cose ritornino nel primo stato, obbligando anche sé e i suoi successori che se avessero trasgredito, noi e i nostri eredi e successori abbiamo la facoltà di revocare la donazione fatta allo stesso hospitale e di prendere le terre predette per i compiti nostri e dell’anzidetto monastero se lo stesso frate Ugone e i suoi successori non visitassero il predetto monastero con due giovenche o un puledro come é stato detto. E il detto abbate e i suoi successori non siano mai privati da noi o dai nostri eredi o successori né spogliati della donazione che allo stesso abbiamo fatto delle predette terre. E per maggiore sicurezza del predetto abbate l’omonimo frate Ugone mostrò a noi e fece leggere in pubblico alcune lettere aperte dotate di sigillo con il sigillo del priore e del convento del sacro hospitale con cui si demandava e comandava allo stesso frate Ugone che poteva prendere obbligo per sé e per i suoi successori e per l’anzidetto hospitale a tutte le cose anzidette e sia noi che i predetti testimoni vedemmo le predette lettere e riconoscemmo il sigillo del detto priore e del convento. Di poi a memoria di ciò e a tutela del predetto monastero facemmo fare il presente documento e comandammo anche di fare un altro simile per la parte del predetto hospitale per mano del notaio Giuliano che diede assistenza nell’anno, nel mese e nell’indizione prima indicati e facemmo bollare in piombo con il sigillo dell’uomo nostro signore e sottoscrivemmo il segno della santa Croce con le nostre proprie mani.

! Segno della mano di domina Emma contessa, figlia del predetto conte Ruggiero.

! Segno della mano di domino Ruggiero machabei, figlio della predetta contessa

. ! Segno della mano di Arnaldo, figlio di Isimbardo. ! Segno della mano di Roberto di sancti Iuliani.

! Segno della mano di Goffredo puliniani.

! Io Gaudio, abbate di santa Maria di pesticii, fui presente.

! Segno della mano di Osmundo severiane.

! Segno della mano di domino Roberto barrati, comestabile della predetta contessa.

! Il giudice Maraldo, suddetto avvocato.

 

Un documento di cessione della chiesa a Montescaglioso: