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Non vi è rispetto se non vi è conoscenza, quindi   consapevolezza della ricchezza di un territorio, è la mission della nostra associazione, a cui chiediamo di aderire per dare un'azione più energica alle nostre iniziative  di divulgazione delle  bellezze culturali del nostro territorio.

E' la volta di un'altra straordinaria preminenza culturale di Metaponto, praticamente sconosciuta anche alle popolazioni locali . Il Ceramico di Metaponto , presente nel parco archeologico di Apollo Licio.

A Metaponto, come in altri città della Magna Grecia, esisteva il quartiere riservato alle officine ceramiche, il nome del quartiere è il Kerameikos, lo stesso nome dato al famoso quartiere di Atene.  Il ceramico non è ancora aperto al pubblico, ma presto dovrebbe essere disponibile ai visitatori. Si tratta dell'unica officina di ceramica figurata dell’Italia meridionale nota archeologicamente !

Nella seconda metà del VI secolo a.C. alcune delle officine ceramiche attive a Metaponto stabiliscono la loro sede in un quartiere situato a ridosso delle fortificazioni, nella zona settentrionale della città, ma  è presumibile che altre officine siano presenti, ma questo si potrà saperlo dopo  altre campagne di scavo che verranno sicuramente realizzate  in futuro nell'area urbana del parco urbano dentro il Parco Archeologico di Apollo Licio.

 La collocazione degli impianti produttivi in questa parte dell’abitato non è casuale. Dal vicino fossato collocato all’esterno delle mura si prelevava l’acqua, una delle risorse più importanti per la fabbricazione della ceramica. Le strade che delimitavano il quartiere (plateia I e stenopos) lo collegavano con il territorio, agevolando l’arrivo delle materie prime e la distribuzione dei prodotti delle officine. La posizione periferica rendeva più agevole anche lo smaltimento dei numerosi rifiuti prodotti (ceneri, vasi fusi o con difetti di cottura, strumenti non più in uso). Il loro studio ha fornito informazioni utili alla ricostruzione della storia di questo quartiere

Il kerameikos è attivo per più di due secoli, dalla seconda metà del VI fino alla prima metà del III sec. a.C.

Le strutture individuate (officine, fornaci, scarichi) si riferiscono a diverse fasi di occupazione. La più antica officina rinvenuta in questo quartiere si data alla seconda metà del VI a.C. ed era composta da un ambiente quadrangolare (vano D), dove avveniva la tornitura; accanto ad esso vi era una fornace per la cottura della ceramica. L’argilla veniva preparata nell’area di fronte all’officina dove erano un pozzo ed un dolio. Nello scarico situato vicino alla fornace si sono rinvenuti numerosi scarti. Essi documentano la ricchezza della produzione ceramica dell’officina.

Particolare rilevanza riveste il rinvenimento degli scarichi dei rifiuti di lavorazione gettati nell’area a ridosso delle mura riferibili all’attività dell’officina dei Pittori di Creusa e di Dolone (fine V-inizio IV sec a.C.). Si tratta di due importanti artigiani che decoravano vasi a figure rosse.

I prodotti dell’officina non interessavano soltanto l’area del Metapontino ma avevano un’ampia diffusione e vasi a figure rosse attribuibili ai due pittori sono stati rinvenuti in tombe del mondo apulo, nel Sannio e nel Piceno.  

Nel terzo quarto del IV secolo a.C. nel Ceramico si costruiscono nuove officine, documentate dall’esistenza di numerose strutture ed impianti legati alla produzione. Sono state rinvenute anche due fornaci affiancate, di cui si conservano il prefurnio e la camera di combustione.

La fase finale delle attività nel Ceramico è documentata da uno scarico e da una fornace (C) posta all’interno di un ambiente (vano E). Di fronte ad esso era un’ampia area all’aperto pavimentata con ciottoli di fiume. Altri ambienti non ancora scavati si aprivano sulla strada che serviva il quartiere.

Con il III secolo a.C. l’area a ridosso delle mura non è più frequentata. Anche lo stenopos che la costeggiava viene abbandonato e il piano stradale coperto da rifiuti.

Dopo la disastrosa conclusione della guerra,con la sconfitta di Asdrubale al Fiume Metauro ed il ritiro di Annibale, per i metapontini inizia una crisi demografica ed economica irreversibile con la perdita non solo della autonomia politica,ma negli anni anche della toponomastica, infatti di Metaponto non vi è più alcuna traccia sule carte ,  la grande città subisce una forte depredazione di materiali che terminerà in parte solo a metà nel XX secolo.

Le tecniche di produzione della ceramica

 L’analisi del materiale rinvenuto negli  scarichi consente non solo di ricostruire la storia  del quartiere ma anche di entrare nel vivo delle attività quotidiane dei vasai e di conoscere le tecniche di cui essi si servivano per la produzione della ceramica.

La materia prima necessaria alla fabbricazione dei vasi era presente in grande quantità ed era facilmente reperibile. L’area su cui sorge la città di Metaponto è infatti ricca di argilla di ottima qualità

Dopo la tornitura e l’essiccazione dei vasi, fondamentale era la loro verniciatura, che veniva fatta immergendo i vasi in un contenitore con al suo interno un’argilla molto depurata.

In alcuni casi, gli artigiani hanno lasciato le loro impronte digitali nei punti afferrati per l’immersione

Le  impronte sono state analizzate con le moderne tecniche scientifiche.

Le indagini, condotte dai tecnici della Polizia Scientifica del Ministero degli Interni, hanno permesso di classificare le impronte e di attribuirle ad almeno quattro artigiani che lavoravano nell’officina dei Pittori di Creusa e Dolone.

La cottura dei vasi era un momento particolarmente delicato, che poteva compromettere il lavoro  compiuto. In un componimento, un poeta chiede ai demoni che abitano la fornace di punire i ceramisti qualora essi  non gli diano l’onorario dovuto. Essi sono Syntrips (colui che spezza), Smaragos (quello che screpola), Asbetos (il fuoco che non si estingue), Sabaktes (quello che fa scoppiare in pezzi) e, infine, Omodamos (quello che assale i vasi non cotti.

Gli artigiani metapontini usavano numerosi accorgimenti per limitare i danni che potevano verificarsi nel corso della cottura ed avere così una produzione di alta qualità.   

La temperatura della fornace era controllata con frammenti di vasi (soprattutto orli di crateri a campana)  verniciati in frattura e dotati di  fori per l’estrazione dalla camera di cottura

Essi erano posti all’interno della camera di combustione ed estratti nel corso della cottura; il colore assunto dall’argilla e dalla vernice consentiva di stimare la temperatura interna della fornace e provvedere ai necessari aggiustamenti.

I combustibili usati sono stati identificati dai carboni rinvenuti all’interno degli scarichi hanno consentito di avere informazioni anche sui combustibili utilizzati. Si tratta principalmente di olivo (Olea Europaea) e  di leccio (Quercus Ilex),  essenze ancora oggi presenti a Metaponto.

 

     foto F. Silvestrelli

   foto F. Silvestrelli

 

 

foto F. Silvestrelli

    foto F. Silvestrelli

 foto F. Silvestrelli

 

 foto F. Silvestrelli

 foto A,De Siena   

Questo articolo è stato possibile grazie alla  dalla prof.ssa Francesca Silvestrelli , ricercatrice confermata di Archeologia Classica presso l'Università del Salento e alla pubblicazione Metaponto -Archeologia di una colonia greca a cura del Dott. Antonio De Siena, già Soprintendente per i Beni Archeologici di Basilicata.