La masseria San Marco faceva parte delle tenute Imperatore, Mezzana soprana, Mezzana sottana, Appio, San Vito e molte altre. Della tenuta San Marco furono proprietari i Caracciolo di Napoli, i feudatari di Montescaglioso Grillo e Cattaneo, per giungere proprio prima dell’alienazione, al principe Girolamo Ruffo di Bagnara, alla duchessa Caracciolo di Forino, Rosa Ruffo di Bagnara e ai marchesi Ugo, Mario ed Elena Avati, quali eredi del ricco patrimonio (all’epoca indiviso) della principessa di Spinoso, Elena Filomarino.
A seguito della divisone successiva tra i comproprietari la parte intestata ai fratelli Avati fu alienata alla famiglie Durante e Panetta per Lire 800.000. Il resto, di proprietà dei Ruffo Caracciolo, di circa 1.000 tomoli, fu venduta ai cugini Pietro e Vincenzo Quinto per Lire 1.200.000. Negli anni 1925-26, i cugini Quinto di Pisticci, latifondisti della fascia jonica, con un colpo di mano dovuto a scaltrezza, a anche a quel pizzico di fortuna che è indispensabile per la buona riuscita delle cose acquistarono la masseria San Marco, soffiandola ai ricchi parenti Panetta, i quali mal sopportarono questo sgarbo nei loro riguardi in quanto erano proprietari delle vicine masserie di Serramarina e Pappariello e nonché affittuari, da molti anni, assieme ai Durante, proprio della masseria San Marco.
La proprietà ha subito parecchi rimaneggiamenti. Nel nucleo centrale, però, “vi è un edificio rurale a corte in cui il pianterreno, distribuito in numerosi ambienti, era utilizzato per alloggio dei dipendenti, depositi e stalle, mentre il primo piano era la residenza padronale o dell’amministratore”.
Il prestigioso acquisto della masseria San Marco fu salutato dai Quinto e, perciò, ai numerosi figli con grande felicità e soddisfazione. Destino crudele, però, ha voluto che i due cugini per poco tempo hanno potuto godere di questo prestigioso acquisto. Pietro Antonio morì nel 1927 e Vincenzo nel 1930. Lasciarono ai loro figli il possesso di questa vasta proprietà. Dominio che, diviso fra tanti e con relativi ampliamenti, è diventato una piccola contrada identificata ancora oggi come la ”terra dei Quinto” o meglio “la terra dei Quinto di San Marco”.
Il casale San Marco oggi si raggiunge facilmente dalla SP175, è visibile percorrendo la suddetta strada.Il palazzo storico che ha ospitato il re Carlo III di Borbone, è incastrato su tre lati da manufatti, superfetazioni,fatiscenti ed in parte abitati. E' integro il portale da cui vi si accede nel cortile di ingresso con lo stemma della famiglia che l'ha edificato (Caracciolo? Grillo-Cattaneo? Ruffo?). Il palazzo storico è pericolante,ma sono visibili al piano terra una serie di locali, presumibilmente prima stalle e poi ad inizio secolo cantine e locali stagionatura formaggi(ancora negli anni 50), con porte intecomunicanti ogivali e tetto a volta tutto in mattoni. Il primo piano, in parte pericolante,ha un balconata a mezzogiorno in pessimo stato di conservazione, un portico a levante e numerose stanze tutte intercomunicanti e con tetto a volta.
stemma della famiglia Caracciolo(?) presente sul portale d'ingresso del casale San Marco


