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Metaponto, storia di alluvioni e scuole rurali

La digitalizzazione della tante risorse storie cartacee, consente non solo di salvaguardare nel tempo i contenuti ma anche rendono fruibile a tutti. Il presente articolo è stato digitalizzato da un manotrascitto da Wanda Calvello, liceale del Liceo Scientifico "M.Parisi", metapontina doc. Il brano racconta l'esperienza vissuta dal maestro Navone, materano, che nel dopoguerra insegnò al Borgo di Metaponto e vissè l'esperienza della alluvione del 1959.

Metaponto, come ben sapete, non vuol dire come molti ancora credono, località tra due fiumi che sono il Bradano e il Basento, che sfociano nel Mar Jonio sul golfo di Taranto, ma il vero nome di Metaponto deriva dal latino Metas, cioè al di là e pontes che vuol dire mare, cioè città al di là del mare (la parola mare si chiamava anche pelagus mare, maris. Proverbiale è il detto, la frase: ite terra marique! Cioè andate per terra e per mare). Infatti la Lucania, essendo terra di boschi e di lupi, non consentiva ai contadini ed ai mercanti di spostarsi da una parte all’altra. Per loro era più facile e meno pericoloso navigare con imbarcazioni sul mare da Sibari, per esempio a Taranto che non per terra. Oggi non diciamo più con il bel nome che Metaponto e il suo borgo si trovano in Lucania, ma in Basilicata, nome dato dai normanni perché nella nostra regione ed in particolare nel Metapontino, si coltivava il basilico, usato in cucina perché aveva le foglie aromatizzanti. Metaponto fu un’antica città della Magna Grecia, fondata alla fine del VIII sec. a.C. e raggiunse l’apogeo, il massimo della sua potenza nel VI sec. a.C. dove accolse i Pitagorici e il grande Pitagora esuli da Crotone, da dove erano fuggiti. Occupata dai Romani durante la seconda guerra punica, conserva oggi il Tempio delle Tavole Palatine, molto importanti perché Pitagora, non sapendo che fare e per non annoiarsi, passeggiava e pensava come fare per realizzare i calcoli in matematica e fondò le tavole che dal suo nome si chiamarono: tavole pitagoriche, che furono, indovinate anche voi? Le prime calcolatrici della storia.

In zona Macchia Nuova di Pisticci (ma più vicina al borgo di Metaponto) insegnai per 3 anni, dallo anno scolastico 1955/1956 al 1957/1958. Il proprietario era il Cavalier Panetta di Pisticci (una persona buona e molto brava perché io dovevo pagare anche il fitto del locale per fare scuola, ma egli anche per evitare che i figli dei contadini andassero fuori per frequentare la scuola elementare e media preferì, giustamente, che stessero a Macchia Nuova).Allora il direttore didattico era di Pisticci, si chiamava Cesare Spani, ed io che abitavo a sud del borgo attuale di Metaponto, cioè la Masseria, raggiungevo la scuola in bicicletta pedalando sull’argine del fiume Basento, non venivo pagato mensilmente, ma per ogni alunno promosso mi davano un sussidio (ecco perché si chiamava sussidiato) di 30.000 lire per ogni alunno promosso.

A Metaponto borgo e presso questa stessa scuola elementare (costruita da poco) insegnai per 2 anni nella scuola popolare, gestita dall’ A.I.M.C., cioè Associazione Italiana Maestri Cattolici. Ed io pur essendo cattolico, ma politicamente a sinistra per il P.C.I. non mi era consentito insegnare in questa scuola. Era questo il parere del parroco di questo borgo con il quale litigavo sempre perché pensava che avrei fatto propaganda elettorale in quanto gli alunni andavano dall’età dei 18 anni fino ai 60 anni a frequentare la scuola popolare. Allora, con il pullman, partii da questo borgo a Matera, parlai con il vescovo che mi concesse di insegnare per 2 anni C/O questa scuola elementare. Il 1959 è un anno storico. Questo borgo, infatti, costruito da poco, venne metà ed anche di più distrutto e rovinato. Per quale motivo? A causa dell’abbondante alluvione del novembre 1959. Quella, infatti, fu l’alluvione peggiore perché rovinò questa chiesa, i fabbricati laterali che servivano per albergo. C’erano persino le barche che trasportavano le persone e qualche elicottero. Le cause dell’alluvione furono le piogge abbondanti e soprattutto lo straripare dei fiumi Bradano e Basento che oltre a non avere argini per contenere le acque, non riuscivano a sfociare a causa del mare burrascoso e tempestoso che impedì per 10 giorni lo sbocco, lo sfocio dell’acqua del Bradano e del Basento nel mare Ionio.

Chi, in questo momento vi parla, è vivo per miracolo. Io che in quella scuola che oggi vedo malandata, dormivo in una stanza a piano terra dove entrarono le acque attraverso la fessura della porta. Io meravigliato e atterrito e mantenendomi alle finestre del corridoio riuscii a raggiungere il portone. Mi ricordai che c’erano anche due insegnanti forestiere, di Barletta, che non si accorsero di niente. Io bussai forte, rompendo fracassando la porta. Esse si alzarono, l’acqua aveva superato i loro stomaci. Erano le ore 2.00 di notte. Io le presi e riuscii a farle guadagnare le scale che andavano al primo piano della scuola. La loro fortuna di sopravvivenza indovinate quale fu? Quella di dormire su due letti alti, come allora si usava e l’acqua silenziosamente era giunta a 2 cm del materasso. Se si fossero usati i letti bassi di oggi sarebbero rimaste annegate. Io intanto riuscii pure a salvarmi perché il portone della scuola si spalancò e sarei andato a finire direttamente nel mare, ma per fortuna avevo preso anche io le scale del primo piano e rifugiarmi digiuno nell’appartamentino. Della notizia ne parlarono tutti i giornali dell’epoca. Sulla gazzetta del Mezzogiorno scrissero: “Tra i tanti atti di eroismo da evidenziare quello dell’insegnante Alessandro Navone che, nuotando in un mare di acqua e di melma riusciva a trarre in salvo le colleghe del piano terra”. Volevano darmi una medaglia al valor civile che io, però, non volli perché preferii in cambio avere 180.000 lire che allora mi servivano tanto tanto! Dopo l’alluvione insegnai per due anni dal 1959/1960 e 1960/1961 a Policoro (in zona Torremozza) ed a Calciano nel 1962/1963. Ma finalmente, avendo vinto il concorso, insegnai il mio primo anno di ruolo proprio C/O il borgo di Metaponto nel 1962/1963. E proprio qui, in questa chiesa, del borgo di Metaponto, cioè 52 anni fa, tre sacerdoti sposarono me e mia moglie. Grazie per avermi ascoltato.